Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

Vi annoiate e non sapete cosa fare fra un aggiornamento e l'altro di questo blog?

Per bon?

No, veramente?

In tal caso consolatevi con i libri di Francesco Boer! Trovate tutte le info in questo sito!

WWW.F-BOER.COM





mercoledì 20 gennaio 2010

Quattro piccole bugie

Volontà ed evoluzione

La volontà è uno di quei concetti che sembrano inafferrabili, e sembra cambiare profilo a seconda di dove la si guardi - un miraggio!
Proviamo a guardarla così: la volontà è il distogliere energie volte al soddisfacimento di bisogni immediati per deviarla al servizio di mete differite nel tempo e più astratte.
Ciò che subito balza all'occhio è che per l'affermarsi della volontà, sia a livello di filogenesi che d'ontogenesi, il presupposto necessario è un ambiente che abbia una sufficiente abbondanza di risorse: chi ha lo stomaco vuoto penserà a mangiare piuttosto che a sviluppare progetti e persistere in essi.
Ma un'abbondanza di risorse, o una sovrabbondanza di esse, ha l'effetto di bloccare la competizione, e di conseguenza, la selezione alla base dell'evoluzione di una specie.
Si potrebbe quindi ribaltare il rapporto fra ambiente e volontà, ed ipotizzare che la volontà sia sorta come risposta evolutiva ad un ambiente senza spinte selettive: di fatto la volontà opera, a livello di società, come una selezione (non più completamente naturale, si potrebbe dire).
Quindi la società che sviluppa la volontà continua ad evolvere, con un feedback evolutivo positivo (la volontà favorisce l'evoluzione, e quest'ultima favorisce la volontà), mentre la società che si limita a godere dei frutti facili che l'ambiente le offre rimane ferma ed è destinata ad essere sorpassata dalla prima.



Naturale ed Artificiale

E' radicato in noi il concetto di separazione fra naturale ed artificiale: artificiale è tutto ciò che è fatto dall'uomo o che da esso consegue, quasi che l'uomo non sia egli stesso parte della natura. C'è un fondo di presunzione da parte dell'uomo ad estraniarsi dal mondo dal quale è nato: e ciò che si pone a distinguere i due mondi è spesso una differenza di scala che rivela un punto di vista molto ristretto, molto umano.
Si dice ad esempio che un edificio prodotto dall'uomo è artificiale perchè si differenzia dall'ambiente circostante, e lo modifica e ne altera gli equilibri; ma lo stesso può venir detto di un termitaio, eppure quest'ultimo è naturale. Si obbietterà: col tempo il termitaio viene distrutto dal clima e da altri fattori ambientali, mentre l'edificio in cemento armato rimane nel tempo come una cicatrice; chi si esprime così non conosce la velocità con cui le opere dell'uomo vengono sgretolate dal tempo; ed anche in caso l'equilibrio così toccato ondeggiasse per milioni d'anni prima di ridivenire statico, che differenza farebbe agli occhi dell'universo? I giorni e le ere sono incommensurabili l'un l'altro soltanto per gli occhi dell'uomo.
Cos'è dunque che muove l'uomo a volersi estraniare dall'ambiente che gli ha dato la vita? Viste in un certo senso, le dinamiche che agiscono in questo processo sono molto simili a quelle che intercorrono fra i genitori ed il loro figlio mentre questi attraversa l'infanzia ed esce da essa.
C'è infatti la necessità di individuazione -con il distacco ed anche il risentimento, la violenza (la percepita 'distruzione' della natura).
C'è poi il senso di colpa conseguente all'individuazione stessa percepita come tradimento o addirittura uccisione dei genitori: e ogni volta che la natura si fa distruttiva parliamo di sua vendetta.
Ed il senso di colpa ci porta ad un senso di inferiorità: la parola stessa artificiale ci porta alla mente l'idea di debole, velenoso, brutto, inadeguato - poca differenza corre fra il quarzo ed il vetro, eppure quest'ultimo è così vile se lo paragoniamo al primo!
Riusciremo mai a perdonarci questo voltafaccia? Ci riconcilieremo mai con i nostri genitori? Bisogna capire che questo distacco è stato anch'esso un processo naturale: il nostro tradimento è stato voluto, alla fine, dai genitori che abbiamo tradito- un processo inevitabile per permetterci di proseguire per il nostro cammino.



Società ed evoluzione

Dopo la seconda guerra mondiale la scienza ufficiale si guarda bene dal discutere riguardo alle relazioni fra patrimonio genetico, cultura e comportamento individuale: sa di razzismo, ed è un campo minato che va evitato con la massima cura.
Così questi tre campi sono stati studiati in maniera separata, e i dialoghi fra queste specializzazioni del pensiero sono stati sempre timidi ed impacciati, improntati sull'assioma che le relazioni fra i tre vertici di questo triangolo siano deboli e trascurabili, e considerando più comodo trattarli come se fossero effettivamente separati.
Già la distinzione fra corpo e psiche è una cesura del tutto umana: la si è usata a difesa dell'indipendenza della mente dagli influssi del corpo.
Ma ad avere un filo di onestà si riconoscerà che il comportamento è influenzato dal corpo: anzi, è un'espressione della sua totalità (e non solo del cervello o del sistema nervoso!).
E' comunemente accettato che l'ambiente possa selezionare, nel tempo, determinate caratteristiche: una maggior resistenza al freddo o al caldo, una maggior facilità a digerire determinati elementi che in una data area si trovino con maggior abbondanza, e così via.
Ne consegue che a monte dell'influenza del corpo sul comportamento v'è la spinta selettiva causata dall'ambiente esterno: così l'ambiente viene ad influire sia sull'individuo che sulla specie, o nello specifico, sulla popolazione (parola che ha sostituito la parolaccia 'razza').
Similmente anche quando si parla di cultura la si considera un'entità astratta, slegandola da ogni origine individuale - ma essa ha la sua fonte nel tempo nella somma olistica dei comportamenti e della predisposizione individuale dei componenti della popolazione
A questo punto si innesta un meccanismo di feedback positivo: la cultura, nata dall'ambiente e dal comportamento di una popolazione, influisce sul comportamento stesso, ed a sua volta regola la selezione della popolazione: chi ha una predisposizione innata 'diversa', che gli rende difficile l'inserimento all'interno dello schema socio-culturale, sarà cacciato dalla società stessa, e avrà meno possibilità di assicurarsi una discendenza; viceversa, la società premia con il successo chi ad essa si confà con naturalezza.
Quindi la cultura seleziona il comportamento innato, e quest'ultimo 'crea' la cultura corrente; ed alle volte si giunge a modificare anche l'ambiente.
Si capirà la complessità di questi rapporti! E' inevitabile cadere in errore cercando relazioni semplici e lineari fra le singole parti; solo cercando di capire il sistema nella sua totalità si potrà vedere in una luce più chiara le interazioni che regolano i suoi componenti.



Precursori

Le idee nuove, corrosive, pungenti, quelle che sovvertono la consuetudine stabilita, le grandi scoperte, sono spesso, o forse sempre, semplici.
E' proprio la loro semplicità a nasconderle ai nostri occhi fintantochè non giunge il loro tempo?
Cos'ha di diverso l'occhio che è riuscito a vederle per primo?
E' raro che un ricercatore meticoloso scopra una nuova idea dopo anni di raccolta di dati: semmai la ricerca viene dopo, a confermare l'intuizione d'un istante, un lavoro secondario a conferma di quanto si sa già, si è 'saputo' in un attimo che sa di mistica - un'illuminazione.
Ne consegue che un criterio per capire la qualità di un uomo di pensiero è la semplicità del suo linguaggio: più le sue parole son forti e più sono comprensibili. Viceversa i discorsi tecnici, le parole difficili - con la scusa della necessità di precisione - sono un paravento dietro al quale si nasconde il fatto che non si ha niente di nuovo da dire - se non tracciare sulla mappa la strada percorsa da altri.

1 commenti:

can sboldro ha detto...

A volte gò el timor de non esser frainteso

Posta un commento