Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

Vi annoiate e non sapete cosa fare fra un aggiornamento e l'altro di questo blog?

Per bon?

No, veramente?

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martedì 31 agosto 2010

La notte

Un tempo, andando a caccia, mi accadde di cadere in un crepaccio, e rompermi una gamba, e non riuscire più di risalire. Mi strinse gelido il pensiero che non sarei mai più riuscito a rivedere la mia famiglia, mia moglie, ed i miei figli. Ma dopo un lungo pianto silenzioso, s'abituarono i miei occhi all'antro oscuro: vidi un pertugio, un varco che portava verso il basso, al ventre della terra.
Spinto dal desiderio disperato di salvezza, seguii quella discesa verso il nero, fino a giungere a una sala ch'era invasa dall'acqua: un lago sotterraneo, però dall'acqua densa, come una melma antica, intensa. Come incastrati in essa brillavano perduti cristalli d'una luce prigioniera. Mi chinai per sfiorarli, colto da nostalgia tremenda; caddi dentro l'abisso, e fui parte di esso.
Ora soltanto so che cosa sono le stelle prigioniere: è l'ultima speranza di chi prima di me è caduto; è l'ultimo ricordo della casa, del giorno, il sole, ed i sorrisi, ed il calore, nel cuore che si spezza per rimorso d'esser caduto un tempo in un crepaccio.

sabato 28 agosto 2010

Nei magici laghetti delle Mucille

Una pietra preziosa come una goccia di sangue e un paio d'ali sottili e fragili come una preghiera, legati assieme con l'eleganza di cui solo un assassino è capace.

venerdì 27 agosto 2010

Il curatore

C'era una volta un uomo che con una carezza della sua mano forte e rude sapeva render come nuovi i vetri rotti ed incrinati: e di ogni crepa che aggiustava portava su di sè la cicatrice.

martedì 24 agosto 2010

L'Ingresso al Segreto

I primi segni grafici tracciati dall'uomo, i più vicini alla radice, non conoscono sfumature o colori: sono composti da linee nette, non vengono sussurrati come acquerelli ma gridati come incisioni nella roccia; questi tagli netti operano tutt'ora seppelliti nel profondo del nostro sentire, e spesso si fan beffe della nostra logica con la loro sottile ironia.

Ora, la difesa, la protezione per eccellenza è rappresentata dalla sfera; è l'utero che ci conteneva nel grembo materno, la bolla che ci circonda e pone distanza fra noi e gli altri, la nostra casa, la nostra famiglia, la nostra terra. Il segno per rappresentare tale sfera nella sua stilizzazione più arcaica è conosciuto a tutti.

La porta più veloce per entrare in questo segreto, l'inganno più usato per penetrare l'inaccessibile sfera è il buco; e qual'altro segno potremmo tracciare per un buco, se non il cerchio medesimo?

La farfalla

Come due petali d'un fiore volteggia in mezzo al vento: ma il manto suo nasconde un verme orrendo

venerdì 13 agosto 2010

La primavera

Un ragazzo sta seduto sul ramo più sottile d'un ciliegio: e il ramo non si piega, chè l'anima sua ha il peso amabile d'un fiore.

mercoledì 11 agosto 2010

L'orologio

Nessuno sembra sentirlo, eppure è li, e continua: batte ogni secondo col suono d'un virgulto che si spezza.

domenica 8 agosto 2010

Lubenica

La maggiorparte dei turisti parcheggia nello spiazzo prima del paesino, per scendere il lungo sentiero che porta dalla collina a picco ad una delle spiagge più belle dell'isola di Cherso.


Ma entrando fra le case, oltre la piazza con il bar sul belvedere, oltre la konoba che effonde come un prosaico incensiere l'odore dei gnocchi con sugo d'agnello, oltre la collina con il telescopio a gettone,



oltre il piccolo cimitero c'è una chiesetta, bianca, tranquilla, d'un riposo che confina con la dimenticanza.

Entrando c'è un altare scolpito nel legno dall'ingenuità e dipinto con la stessa delicatezza con cui si zappa la terra.

Ma la prima cosa che colpisce il visitatore è il profumo mistico che avvolge l'intera chiesa; proprio sull'altare, più semplice d'una candela e con più forza mistica d'un incenso, uno stoppino brucia in un bicchiere dell'olio d'oliva, di quegli ulivi strappati con pazienza di secoli alle rocce ed al vento salato.


venerdì 6 agosto 2010

Il fucile

Lo stringi come un naufrago che sta aggrappato a un legno alla deriva in mezzo al mare: sperar nella salvezza ormai non serve, t'ha condannato a morte il sole.