Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

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martedì 30 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 4








Ci volle la spada per squarciare l'ultimo confine; ed oltre l'oscurità, oltre la luce, era la Luna, come nessun Uomo mai l'aveva vista.



E rossa, e verde, ci appare ora, come un bocciolo di rosa; e il Caldeo racconta di altre forme, altri colori. Ci chiediamo se mai siamo stati distanti da essa, ci sembra di tornare finalmente.




La paura della Ferita si supera col Pugnale





Stiamo per abbandonare il cielo; già vediamo l'antico castello di vetro, dove il nostro destino si compirà; e se il ricordo del timore sussurra "è una lapide di cristallo", in noi non può che accendersi un sorriso.




Eterno castello di cristallo e spirito, torre di Sangue consacrato! In te la perla, l'uovo dorato che sempre ricercammo!
Un tocco appena, uno sfiorarsi di respiri; brilla la vita nuova, la nostra esistenza è coronata.



Scintilla nel Fuoco, Magma Stellato, Profumo nel Vento





Smetteremo mai di cercare? Ecco, berremo un altro veleno per volgerci al ritorno, ed ogni volta che saremo giunti sarà un altro gradino sulla scala a spirale del tempo.



venerdì 26 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 3

 ('la trasformazione')





V'era un incendio; secondo il Caldeo v'è sempre stato, e solo ora i nostri occhi son pronti a vederlo; e fermò chi voleva spegnerlo, e ci insegnò parole da dire al fuoco; la nostra mano imparò a non bruciarsi, e la nostra vista ebbe luce, e il nostro respiro tepore.



La frenesia ha distrutto le catene; eppure dovremmo ricostruirne altre, con le nostre mani, con la carne di chi amiamo; e davvero abbiamo imparato ad amare ciò che ci lega.



Per la prima volta dalla nostra partenza, Luce. Luce tagliente. Acceca i nostri occhi e illumina le nostre interiora. E' di cristallo che siamo fatti? E' d'oro?



E' il movimento a dar vita al fango; ma senza il fango non ci sarebbe movimento.




Nel fuoco s'è cotto il vaso plasmato con la creta, formato dall'acqua. Ecco, quel vaso è il nostro corpo, è vita: dimora dello spirito, abito del respiro.



Del corpo del Francese è stato fatto uno scettro; ci ha insegnato a cogliere il riflesso sopra l'acqua. Addio compagno, la tua memoria è Volontà oltre la Legge.



La stanchezza ci ha reso pronti all'ultimo abbraccio, a varcar l'ultima soglia. Donna, Madre, Sorella, Sposa, Morte: la meta del viaggio è oltre quel velo.

martedì 23 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 2

('i legami')






Come temevamo, il fiume s'è fatto putrido e stagnante, la zavorra insostenibile. Sia maledetteo il destino che ci ha condotto in questa desolazione, sia maledetto.





Il Caldeo sostiene che la colpa è in noi, giacchè non sappiamo abbandonare ciò che ci fu caro. Com'è distante da noi quell'uomo!



La nostra anima è il buio più assoluto. Nella disperazione seguiamo quella luce che i nostri maestri chiamavano 'inganno'.



"E se oltre i cancelli non vi fosse niente?" - un brivido ci colse; e un sorriso segreto, misera vittoria: negare l'ignoto.



"Ho sognato di come in questa melma vi fossero nascosti ori, e ricchezze d'ogni sorta; poi ho visto le mie mani esser melma, e l'oro sfuggirmi".



Attorno a noi danza spesso la tempesta, il rombo parla con voce forte al nostro animo. E stamane il Francese salì sull'albero maestro per afferrare una saetta.
Piangiamo i suoi resti, Fratelli.



Ormai sembrava che il senso di colpa ci avesse fermato; e vedevamo già la nave affondare negli abissi.
Ma ecco, dov'era morte attorno a noi torna a fiorir la vita; e i cancelli sono passati.

venerdì 19 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 1

('lo sconosciuto')




 

Alla mia destra il nulla, alla mia sinistra il vuoto. Da poche ore è iniziato questo viaggio, e il terreno è ormai distante, avvolto nel sonno.
Prendemmo un veleno per non volgerci indietro; eppure trema lo sguardo quando s'alza in avanti.
Furono i principi della terra a sceglierci per questo compito; dicevano di noi che siamo la rugiada della terra, la goccia d'acqua condensata sul rosone d'una cattedrale.




Guardate, la nostra meta è la luna: a chi sa guardarla, appare come una coppa nel cielo; e desidera, e accende il desiderio.
Però la via che risaliamo è a corrente inversa; e le vele sono ammainate, e tinte di viola, o rischieremmo di non muoverci.


Si assottiglia il mare della realtà, la nostra vita scivola su una lama di vetro.
E la sua trasparenza sarebbe inesistenza, se non avesse calde striature amaranto in sè, come gocce di vino rosso nell'acqua.


"Ho saputo che il sacerdote non ha reso il sacrificio prima della partenza, perchè ha avuto compassione di lui; siamo morti, siamo tutti morti, vi dico".



Il lamento del Caldeo riecheggia ancora nella nostra tristezza: quando siam partiti abbiam sacrificato la nostra sicurezza, e non ne abbiamo avuto in cambio libertà.



Calma, troppa calma; guai se la vita di questi uomini divenisse una palude.





Soltanto oggi abbiamo scoperto un cadavere legato a poppa. se lo lasciassimo lì, non proseguiremmo, se lo abbandonassimo cadremmo nella gloriosa immensità del cielo.