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venerdì 19 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 1

('lo sconosciuto')




 

Alla mia destra il nulla, alla mia sinistra il vuoto. Da poche ore è iniziato questo viaggio, e il terreno è ormai distante, avvolto nel sonno.
Prendemmo un veleno per non volgerci indietro; eppure trema lo sguardo quando s'alza in avanti.
Furono i principi della terra a sceglierci per questo compito; dicevano di noi che siamo la rugiada della terra, la goccia d'acqua condensata sul rosone d'una cattedrale.




Guardate, la nostra meta è la luna: a chi sa guardarla, appare come una coppa nel cielo; e desidera, e accende il desiderio.
Però la via che risaliamo è a corrente inversa; e le vele sono ammainate, e tinte di viola, o rischieremmo di non muoverci.


Si assottiglia il mare della realtà, la nostra vita scivola su una lama di vetro.
E la sua trasparenza sarebbe inesistenza, se non avesse calde striature amaranto in sè, come gocce di vino rosso nell'acqua.


"Ho saputo che il sacerdote non ha reso il sacrificio prima della partenza, perchè ha avuto compassione di lui; siamo morti, siamo tutti morti, vi dico".



Il lamento del Caldeo riecheggia ancora nella nostra tristezza: quando siam partiti abbiam sacrificato la nostra sicurezza, e non ne abbiamo avuto in cambio libertà.



Calma, troppa calma; guai se la vita di questi uomini divenisse una palude.





Soltanto oggi abbiamo scoperto un cadavere legato a poppa. se lo lasciassimo lì, non proseguiremmo, se lo abbandonassimo cadremmo nella gloriosa immensità del cielo.

1 commenti:

can sboldro ha detto...

sette pianeti conta barzellette a turno, un al giorno

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