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venerdì 5 marzo 2010

Il Re Nudo manifestato al Popolo

In quel tempo il Re studiava sotto due maestri le vie profonde dell'Arte.

Un giorno decise di far dono al suo popolo di un simbolo: sapeva infatti che le parole non avrebbero fatto presa sulle folle, ma sperava che un gesto potesse seminare nel profondo di ogni singolo individuo il germe d'idee future. Così un bel mattino il Re si spogliò dei suoi vestiti, si tolse la corona e gettò lo scettro, e comparve completamente nudo nella piazza principale della capitale.

I saggi compresero cosa significasse spogliarsi dei propri vestiti, capirono che il vestito più bello è la pelle d'un uomo e gioirono che il loro Re non temesse alcuno sguardo: non aveva bisogno di nascondere nulla di sè, non doveva coprirsi di cose che non erano sue per dimostrare di essere un altro che non era lui: ed era per questo che era il Re.

Il popolo del Re invece non comprese, ma restò scosso da una visione tanto strana; vedendo però che i saggi non si scandalizzavano si rassicurò, continuando a guardare con curiosità.

D'un tratto però un bambino gridò con scherno: "Il Re è nudo!"

Badate bene che i bambini sono come una spugna all'aceto delle nostre peggiori ipocrisie: e quando guardiamo al riflesso in loro delle nostre bigotterie, ce ne compiaciamo e gli diamo il nome di 'innocenza'.

Tutt'altro che innocenza fu il grido del bambino (ch'era figlio d'una famiglia vicina alla Chiesa, e andava a catechismo fin dall'età di quattro anni): tant'è vero che il suo grido infiammò l'animo della folla (si sa che invece le verità innocenti spaventano le masse, e queste si apprestano ben velocemente a metterle a tacere).

Il popolo, dicevamo, si accese allora di ardore: le donne provarono vergogna e gli uomini sgomentati coprirono loro gli occhi per non far loro vedere la rosea pelle del re.

Ma il re non si curò di questi strepiti: una volta sottoterra, il seme è al riparo dai freddi venti dell'inverno, e un giorno arriverà la primavera.

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