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venerdì 26 marzo 2010

Un faro nel mare notturno - 3

 ('la trasformazione')





V'era un incendio; secondo il Caldeo v'è sempre stato, e solo ora i nostri occhi son pronti a vederlo; e fermò chi voleva spegnerlo, e ci insegnò parole da dire al fuoco; la nostra mano imparò a non bruciarsi, e la nostra vista ebbe luce, e il nostro respiro tepore.



La frenesia ha distrutto le catene; eppure dovremmo ricostruirne altre, con le nostre mani, con la carne di chi amiamo; e davvero abbiamo imparato ad amare ciò che ci lega.



Per la prima volta dalla nostra partenza, Luce. Luce tagliente. Acceca i nostri occhi e illumina le nostre interiora. E' di cristallo che siamo fatti? E' d'oro?



E' il movimento a dar vita al fango; ma senza il fango non ci sarebbe movimento.




Nel fuoco s'è cotto il vaso plasmato con la creta, formato dall'acqua. Ecco, quel vaso è il nostro corpo, è vita: dimora dello spirito, abito del respiro.



Del corpo del Francese è stato fatto uno scettro; ci ha insegnato a cogliere il riflesso sopra l'acqua. Addio compagno, la tua memoria è Volontà oltre la Legge.



La stanchezza ci ha reso pronti all'ultimo abbraccio, a varcar l'ultima soglia. Donna, Madre, Sorella, Sposa, Morte: la meta del viaggio è oltre quel velo.

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