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giovedì 21 gennaio 2010

Orientarsi con le nuvole

Il pensiero logico e razionale è un'isola sicura ed accogliente dove, fra giardini curatissimi, sorgono i maggiori e più bei edifici della mente umana; è un rifugio sicuro dicevamo: non vi entrano che gli echi delle terribili tempeste del Sud.

Ma attorno ad essa vi è l'oceano del pensiero oltre-logico, oltre-razionale ('Irrazionale' è una parola errata, in quanto descrive qualcosa in base a una negazione di qualcos'altro che dalla prima è nata; ugualmente 'pre-logico' può indurci nell'errore, in quanto molti pensano le cose precedenti alle attuali come embrionali, ancora imperfette - come se l'evoluzione seguisse un andamento crescente e lineare).
Capita a chi sta troppo vicino alle spiagge di perdersi in quel mare; i pochi che tornano vi portano con sé tesori fantastici, e a volte mutilazioni terribili.

Vi sono molte guide per orientarsi in quelle correnti: per questo viaggio useremo come sestante il linguaggio dei poeti.
Non potrei raccontarvi ogni stella a cui questo si affida: vi mostrerò quelle più belle e luminose, e confido che saprete tirar da soli le ultime conclusioni da quelle che lascio da parte; d'altronde il compilar tabelle esaustive è lavoro da ragionieri e burocrati, e lo lascio volentieri a loro.

C'è l'uso in poesia, che chiamano sineddoche, meronimia, iperonimia ed iponimia, di prender una parte per indicare il tutto, o il tutto per una parte, e così via: similmente,nel pensiero chiamato magico e primitivo, un capello d'un uomo simboleggia l'uomo stesso a cui il capello apparteneva; sognare di denti che cadono è sognare di cadere, o di morire, noi stessi; e quelli di noi che più sono esposti alle correnti delle passioni son pronti a giudicare un gruppo in base alle azioni di un singolo dei suoi componenti, o una persona in base alla popolazione a cui appartiene: questo perchè nel profondo c'è un'identità fra le due idee.

Ci sono poi quelle che i maestri della noia chiamano anastrofe, appallage, chiasmo ed isterologia: l'ordine temporale, i rapporti di causa ed effetto e simili leggi venute da poco qui non hanno mai attecchito, e son solo figure vuote prive di valore.

Similmente l'allegoria e la metafora ci mostrano che nel regno delle tempeste non c'è la distinzione, come nel pensiero razionale, fra le diverse classi di un simbolo: un leone, il coraggio, la ferocia e la fame sono in quei luoghi terribili una cosa sola, un unico indivisibile.

E l'eufemismo nasce dalla paura di pronunciare il nome delle cose troppo stridenti ad alta voce: i pensieri infatti scorrono senza rumore, ma il suono delle parole dà ad essi corpo e potere, e li pone inevitabilmente di fronte al giudizio della coscienza.

L'iperbole è il riflesso dell'incapacità del precosciente di distinguere in maniera netta l'intensità di un'entità - o, come diremmo noi, la capacità del pensiero antico di amplificare con lo sguardo l'oggetto dell'osservazione.

Ci sono poi i termini olofrastici: le frasi più brevi sono state forse le prime ad esser state urlate, ancora a mezza strada fra il linguaggio ed il verso animale. Sono comandi immediati: 'vai!'; 'dai!'; 'no!' e via dicendo. Sono comandi immediati, e millenni o milioni di anni han scavato per loro una strada diretta dall'orecchio alla mente. Il primo impulso è quello di obbedirgli, e solo in un secondo istante la volontà potrà valutarli e decidere se seguirli o meno.

L'ironia e l'antifrasi ci mostrano che al sorgere di una direzione nel pensiero baciato dal sole compare la corrente opposta nella sua zona d'ombra; benché contrarie queste due spinte sono gemelle, e formano in origine un'unità.

Ci sono altre mille stelle, più o meno luminose, colorate o sorde- uomini con molto tempo a loro disposizione le han chiamate (intrappolate in nomi composti con lingue morte!) anastrofe, ossimoro, anafora, disfemismo, anagogia, reticenza, dialogismo, anfibiologia, enantiosemia, anacenosi, entimema, paranomasia... secoli di studi sui libri le hanno rese grigie, ma confido che voi saprete tirar via la polvere che le ricopre.

E poi ci sono le guide ancor più distanti e difficili dei giochi di assonanze, e il mistero dei suoni stessi: la P ch'è autorità e disprezzo, la M del desiderio, l'ipnotizzante pericolo della S...

Perdetevi e naufragate! Scoprite anche voi sulla vostra pelle il motivo per il quale il linguaggio poetico ha tanto potere sulle menti che sanno parlare al proprio sé più arcaico, o che ne sono succubi, mentre resta incomprensibile a chi ascolta soltanto ciò ch'è razionale, per scordare tutto il resto di sé.

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