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domenica 10 gennaio 2010

Il sepolcro

Spina Christi
8 - Il sepolcro

Una tempera su una sorta di pergamena, di medie dimensioni - un quadrato di circa 80 cm per lato.
All'apparenza era stata dipinta molto tempo fa - mi prese quasi il pensiero che si trattasse della pelle d'un vecchio santo, tesa dentro una cornice dorata (una delle poche ad avere qualche semplice decorazione).
Gran parte della superficie era coperta da una parete rocciosa, simile a quelle delle montagne della mia terra, priva di spaccature, solida ed inamovibile, con i spigoli arrotondati dal vento, priva di piante, di erba, di vita.
Il suolo, anch'esso della stessa pietra, era stato solcato da un sentiero scavato dai passi, un rivolo di cammini levigato dai millenni.
Questo sentiero portava ad un'enorme apertura nella roccia, un'apertura nera, antica; una bocca infernale, capace solo di inghiottire, sterile d'ogni parola che sia conforto, ma avida d'annientamento, una porta verso la morte.
Eppure ecco che in quel nero silenzioso, ottuso, si poteva scorgere la sagoma d'un nero più lucido, simile ad un carbonchio - su una pietra tombale, simile ad un'offerta sacrificale giaceva il corpo del Redentore; pareva come carbonizzato, ma sulla sua schiena, inarcata dall'ultimo spasmo, brillava un timido, tenue riflesso: una luce capace di sfuggire dalla gola della tomba.

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