Spina Christi
4 - La corona
Il supporto era una tavola quadrata in legno scuro, quadrata, di circa 50 cm di lato, bordata con una sottile assicella del medesimo legno. Si leggeva fra le sue venature la polvere dei luoghi dimenticati.
L'intero sfondo era dipinto in un'uniforme vernice dorata; benché il tempo e la noncuranza avessero insinuato la screpolatura nell'oro, il contrasto fra il tratto del soggetto e la calma dello sfondo era ancora stupefacente, e ricordava l'alba che colora di sole i rami d'una foresta secca. Solo protagonista del quadro era la corona di spini, la corona di scherno che aveva cinto il capo del Re del Dolore.
Iscritto nel quadrato di legno, con un margine di pochi centimetri, un cerchio di rovi ricurvi, fissi, eterni, intrecciati ed immutabili. Nessuna sfumatura, nessun legame con la realtà, col mondo che chiamiamo nostro: pareva di assistere ad un trattato di teologia, ad un diagramma tracciato da Dio per spiegarsi a sé stesso - un'esposizione dei misteri dell'incarnazione in una calligrafia spigolosa ed incomprensibile, in una lingua inaccessibile agli uomini.
Chi, vedendo un tal peso, avrebbe il coraggio di caricarselo sulle spalle? Chi avrebbe nervi tanto saldi da sopravvivere al dolore di quell'attimo di infinita vita, di infinita coscienza, di infinita apertura e chiusura?
Chi sopporterebbe il freddo, chirurgico morso d'amore di quelle spine?
mercoledì 6 gennaio 2010
La corona
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