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sabato 9 gennaio 2010

Le donne sotto la croce

Spina Christi
7 - Le donne sotto la croce

Era una tela invecchiata male, con una modesta cornice dorata, larga pressappoco 70 cm ed alta 40, dipinta con lo stile realista del 1800, ma con certi giochi di luce che fanno andare il pensiero alle avanguardie del primo novecento.
Al centro v'era la croce - nera, sottile, spoglia, quasi un oggetto del pensiero; lo spettacolo della punizione è ormai terminato, e portati via i cadaveri, resta solo il risentimento di chi è rimasto.
Sotto la croce, bruciate dal dolore, le donne che avevano servito e seguito Gesù in vita: fra esse spiccavano per la luce del volto ed il rosso vivo delle vesti Maria di Maddalena, Maria madre di Jacopo e Giuseppe, la sorella di Maria Madre, detta anche di Cleofe, e la madre dei figli di Zebedeo, detta Salomè (i rispettivi nomi erano scritti in targhette sulla cornice ai piedi del quadro).
In disparte, sorretta da altre donne vestite d'un rosso più smorto, stava la madre del Cristo.
I rossi veli delle donne, agitati dal vento, ricordavano le fiamme d'un incendio nel vano tentativo di bruciare la croce; erano assieme ai volti delle donne l'unica luce ad illuminare i toni scuri del quadro, il cielo grigio e la terra morta. Bruciate dal dolore, si diceva- ma forse quel dolore non era che una facciata, una maschera per nascondere agli altri, ma soprattutto a sé stesse un sentimento più antico, più forte, più umano. Ecco che la Maddalena lasciava trasudare dal volto riarso l'ira per essere stata abbandonata in nome d'una dottrina astratta e distante; e nelle pieghe della bocca di Salomè affiorava il rancore per quell'uomo visionario che le aveva strappato i figli con la promessa di un regno, ed ora moriva della morte dei ladri.
E Maria di Cleofe, nell'angolo dello sguardo che abbracciava la sorella, non covava forse invidia per il destino della Deipara, ed al tempo stesso rabbia impotente per quel figlio che aveva gettato con le sue azioni irresponsabili la propria madre nel più nero degli abissi del dolore?
Soltanto dal volto di Maria Madre non dimorava l'ira- ma rassegnazione di fronte a quella Madre Divina, più antica, sacra, terribile - quella Madre Divina nella quale non si poteva far altro che dissolversi.
E forse tutte avevano capito, con quella sottigliezza ch'è delle donne, l'irraggiungibilità di quella rivale, quell'oggetto del pensiero, nero, sottile, spoglio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Marco 10,40

can sboldro ha detto...

In Matteo (20:20) è la madre che chiede per i due 'figli del tuono' un posto nel regno; la parte che trovo fantastica di questo passo è proprio il fatto che Gesù si trova nell'impossibilità de prometter qualcosa: nonostante la chiave del regno celeste sia la sofferenza del vivere il messaggio del Cristo (il calice), neppure questa garantirà la ricompensa voluta - seppur che Giacomo sia stato fra i primi martiri.
Ovvio poi che 'il calice' ha mille altre interpretazioni ma poi rischieremmo di perderci :)

Di base c'è anche l'incomprensione del messaggio di Gesù - specialmente quel "voi non sapete ciò che domandate" - che poi è il tema dell'incomprensione che diventa solitudine (vedi anche Nietzsche).
Anche in Matteo 26:40: Gesù esorta per tre ore i apostoli a vegliare, si gira un attimo e li becca tutti che dormono! Proprio nell'attimo in cui 'l'anima è triste fino alla morte'.

Insomma proprio la madre, 'accecata' dall'orgoglio proiettato sui suoi figli, la vedo come simbolo di quello 'sbaglio' metafisico (il sonno degli apostoli) che fa cercare il regno nelle cose materiali; e non a caso la madre nel corso dei secoli è stata anche un simbolo della Chiesa in quanto corpo mistico e sposa di Cristo.

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