Il passo dei Vangeli in cui si dice "non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi" è un'interpolazione della Grande Chiesa, come l'intera storia del frutto della conoscenza.
Nessuno ormai sa che le perle non si fanno digerire dallo stomaco umido e grossolano dei suini; una volta ingerite queste rimangono invece al loro interno, agendo come veleno sottile, andando a trasformare la carne e gli organi del maiale stesso nel bianco splendore della perla.
Entro breve il veleno ha la meglio del maiale, ma la sua morte non lascia cadaveri: i pochi resti organici continuano infatti ad essere soggetti al processo di perlificazione anche dopo il decesso!
Un porco perlifero
mercoledì 6 gennaio 2010
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5 commenti:
"As the catterpiller chooses the fairest leaves to lay her eggs, so the priest lays his curse on the fairest joys."
Approfitto per annunciar che la saga dei Gesù durerà ben 20 episodi (che balle!)
Simpatico il porco natalizio!!
Gettar le perle ai porci. Quante volte te lo ga senti dir!! Se un concetto che nascondi un significato multiplo.
Certo, il concetto de non perder tempo per chi no merita se chiaro, ma de base pol esister un ideologia discriminatoria. Nella propaganda Nazional-socialista l’ebreo non era in grado de goder dei benefici della vita ne tanto meno de apprezzarli. Inutile quindi il conceder umanità e piacere a quelle forme de vita non in grado de raggiungr il piacere del bello.
Solo a pochi è concesso il piacere del bello e quindi, recar loro piacere è…gettar perle ai porci. Noi stessi dal momento che decidiamo di non perder tempo con una persona lo facciamo consci del fatto che, quella persona non merita una determinata attenzione. La domanda è dunque: quale il metro di misura corretto per non cader nel fanatismo politico e rimaner nel lambito del “ corretto”?
La domanda è lecita e tutt’altro che banale, visto che bastò qualche anno di propaganda per riuscire addirittura a selezionare razze, popoli e intere ricerche mediche atte a identificare gli
“ Untermenschen”
Sicuramente ai quali le perle era inutile dare.
Il nemico, l'untermensch, i barbari - sono tutti, fatte le debite proporzioni e le dovute premesse - proiezioni sul piano materiale di quella sostanza oscura dell'animo umano che Freud chiamava il 'rimosso' e Jung 'ombra'.
Nel corso della storia l'uomo ha sempre cercato di mettere distanza fra lui e questa sua 'ombra' proiettata, di proteggersi da essa: confini con fili spinati, sistemi di caste, ghettizzazione...
Ma sul lungo andare tali mezzi di contenimento si dimostrano non solo inutili, ma addirittura dannosi: senza l'ombra, chiuso in sè stesso, l'uomo così incompleto si indebolisce, avvizisce, perchè quella scintilla divina che è il suo nutrimento spirituale si trova proprio in quella 'vile materia'- ed ecco che le mura di una città diventano la gabbia d'un assedio, e il fiume che si era arginato straripa e porta distruzione.
Quindi la misura cercata sta nel mezzo fra il pericolo del perdersi nel nero dell'abisso, ed il pericolo di rimaner senza ossigeno nell'aria rarefatta delle vette più alte.
Giusto per super-appesantir, leggevo oggi tal mysterium coniunctionis un passo della 'Philosophia meditativa' de Dorneus:
"Quale follia vi acceca? In voi, infatti, e non al di fuori di voi, si troverà tutto ciò che cercate fuori di voi anzichè in voi. Tale è il vizio dell'uomo comune, che disprezza ogni cosa sua propria, per bramare solo ciò che è degli altri [...]
In noi infatti brilla, seppur oscuramente, una vita, che è la luce degli uomini per così dire nelle tenebre; [...] proprio perchè egli ci ha dato una scintilla della sua luce"
mz
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