Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

Vi annoiate e non sapete cosa fare fra un aggiornamento e l'altro di questo blog?

Per bon?

No, veramente?

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venerdì 31 dicembre 2010

Rassegnati

Molti saggi sono concordi nel sostenere che conoscendo le correnti profonde della nostra anima, che sono le determinanti del destino, noi potremmo incanalarle a piacimento, per mezzo della volontà.
Ma queste correnti sono simili nell'impeto a un fiume dopo i disgeli della primavera: e quante volontà sono annegate cercando di remare nel senso sbagliato!
Forse la vera Libertà è l'accordo di Energia e Controllo, sì che ogni colpo di remo sia una benedizione della corrente, e non uno scontro soffocante.

martedì 28 dicembre 2010

Senza più peso

Se non fosse per l'oblio la spontaneità morirebbe per sempre al sorgere dell'autocoscienza.

venerdì 24 dicembre 2010

Le due facce della pace

A seguir la fantasia popolare sembra che la pace sopraggiunga come il disgelo dopo un lungo inverno, un fiorire di amore e perdono che dissolve in un istante lunghi anni di rancore, odio fra fratelli e crimini inenarrabili.

La pace è invece spesso, o sempre, la ratificazione del prevalere del vincitore sul debole; i suoi termini sono umilianti per chi ha perso e ulteriore occasione di razzia di chi ha vinto; per il popolo che la subisce comporta il passaggio dalla morte per bombardamenti a quella per stenti. (Si noti che al momento di entrare in guerra è l'intera nazione a prender le armi, mentre all'avvicinarsi di una sconfitta, o in caso di una vittoria pagata troppo cara, il popolo si dissocia, negando ogni coinvolgimento ed addossando a capi e condottieri ogni responsabilità, come se fossero stati gli unici animati da volontà bellicose)

Ciò è in fondo un riflesso del principio di realtà: ogni cosa ha un suo costo e dalla guerra può nascere un vincitore, ma non di certo due.
Si può accettare una simile mesta realtà, o chiudere gli occhi ad essa e fingere con un infantile auto-inganno che non esista. Quest'ultima via ha il proprio fascino e di certo anche la sua utilità; il grande seguito che essa esercita è ben visibile nella necessità che abbiamo di chiudere col lieto fine ogni storia che si racconti

martedì 21 dicembre 2010

Dispersi

Non facciamo che costruire strade, ma non abbiamo più un posto da raggiungere.

venerdì 17 dicembre 2010

Morte e rinascita delle idee


1. L'incendio di libri
Il primo compito di ogni nuovo regno è distruggere i monumenti del regno precedente. Forse solo lo storico, l'amante della Memoria piange questa perdita: per la popolazione le statue del despota caduto non hanno più alcun valore, se non per la soddisfazione che possono offrire nell'esser rovesciate e fatte a pezzi. Nemmeno l'artista si dispera della perdita di tali forme; si tratta, solitamente, di impressioni poco raffinate, create in velocità non sotto la chiamata interiore dell'arte ma sotto la sferza del comando e la lusinga del denaro.
L'arista che si trovi costretto a creare una statua di un regnante abbia l'accortezza di realizzarla non con il marmo ma col bronzo: la si potrà poi fondere ed il materiale non andrà sprecato!
Quando invece è una nuova cultura ad affermarsi, con l'impeto e forse anche arroganza propri della gioventù, emerge la necessità di materializzare la propria novità, la propria diversità, con un gesto eclatante e distruttivo verso il passato.
Il modo più conosciuto- e forse il più deplorato- di tale distinzione è l'incendio di libri.
Prendete una mela e chiudetela ermeticamente in una sfera di vetro; il tempo la renderà dapprima fiacca, poi marcia, le ruberà i colori e farà delle sue forme tondeggianti una poltiglia cadente. Tutto ciò che componeva la mela è ancora contenuto nella sfera di vetro, niente è fuoriuscito da essa; ma la mela è persa per sempre, e non esiste sostanza, reagente, medicina, incantesimo o preghiera che possa riformare la mela a partire da quel marcio cadavere.
Però se quella singola mela è perduta, di certo non smettono di esistere con essa le mele. Lo stesso vale per le idee che bruciano sulle pagine di quei libri: cadono come le foglie ai primi rigori dell'autunno, e se al vederle il nostro cuore si tinge di tristezza, sappiamo comunque che ritorneranno ad esser generate in primavera.
Così l'incendio della biblioteca di Alessandria brucia ancora con dolore nel cuore dei sapienti; ma quel che col fuoco è andato perduto del tutto è soltanto memoria storica, resoconti di fatti. Le idee particolari, le verità che erano state affidate ai libri che vennero divorati dalle fiamme provengono invece dal profondo dell'animo umano, sono come codificate nel sangue stesso dell'uomo, ed è li che sono custoditi e tramandati i tipi originari di esse, al riparo da ogni incendio.
Prendiamo ad esempio l'idea del dualismo: quand'anche riuscissimo a raccogliere e distruggere tutti i libri che ne parlano o che soltanto alludono ad esso, e mettessimo a morte tutti quelli che han studiato tale concetto, non passerebbe il tempo d'una generazione perchè rinasca in qualcuno l'idea del dualismo, con un intuizione che egli crede sua ma che in realtà è dell'umanità stessa, e tale idea 'nuova' si diffonderà con la massima velocità perchè è già tacitamente presente nel cuore di ognuno.
Certo, l'idea non sarà esattamente la stessa, così come nessuna foglia è uguale alle sue sorelle; ma distinguere foglia da foglia d'uno stesso albero, assegnando loro nomi e misurandone le differenze, è una scienza molto vicina alla pedanteria. Semmai potremmo vedere in quella differenza una sorta di progresso, così come l'evoluzione darwiniana muove il passo sfruttando le differenze fra genitori e figli.
Lo scorrere del mutamento che si perpetra dando alla luce un figlio presuppone la propria morte; così potremmo vedere l'incendio dei libri come una liberazione di quell'energia intrappolata nelle forme dei vecchi libri, a beneficio dei libri che stanno per nascere.


2. Il centro del cerchio
Si confrontino le forme delle varie macine per il grano primordiali escogitate dai popoli nelle prime fasi della loro storia: sono talmente simili da far pensare ad un'origine unica nel tempo e nello spazio, poi diffusasi con lo spargersi dell'umanità sulla terra. Ma tale ipotesi è difficile a sostenersi; anche qui è probabile che ogni macina primordiale sia stata 'inventata', come se fosse un'idea propria, in ogni era iniziale di ogni popolo da una persona più vicina degli altri alla sotterranea fonte dell'intuizione.
La macina si assesta in seguito nella classica forma circolare, ruotante sul centro.


C'è un altra idea che ricorre costantemente nella storia dei popoli, che si basa in fondo sulla stessa geometria: l'aristocrazia.
Una popolazione, una tribù, una nazione possono infatti esser ottimamente descritte, tramite astrazione grafica, dal cerchio: un insieme omogeneo interno, chiuso, protetto e distinto dall'indifferenziato esterno.
E' connaturato alla mente umana trovare e segnare col pensiero il centro di questo cerchio: è questo infatti il punto principale di esso, l'unico punto che conta e che si differenzia dagli altri possibili all'interno della circonferenza.
Il centro riassume in sè il cerchio intero, ne è il riferimento, il cardine attorno cui ruota tutto il resto, il punto d'equilibrio.
Se dunque il popolo è un cerchio, il suo centro ne è il capo, colui che lo comanda; e nella semplicità e purezza dei desideri nobili ed ingenui, questo posto di comando spetta al migliore del popolo.
Da un lato è la stessa essenza del popolo a creare l'aristocrazia per porla al proprio comando; dall'altro è questa a plasmare il popolo che l'ha creata, e in tal modo l'uno si mette a  servizio dell'altro, vicendevolmente.
Perchè questa bella idea non funziona, se non per breve tempo prima di degenerare? Da dove s'insinua l'inimicizia che sappiamo contrapporre il popolo alla nobiltà? Ebbene, avete mai visto un cerchio, un cerchio perfetto, in natura?
Provate a disegnare un cerchio con una matita, non vedete che differenza corre fra questo e la corrispondente idea geometrica?
Certo, vi si può trovare un punto che corrisponda pressappoco al centro; ma col tempo la rotazione attorno a questo punto inesatto comporterà delle forze di deriva che porteranno l'intero sistema ad un disequilibrio sempre più turbolento (Tutto questo discorso vale anche vedendo il cerchio come simbolo della singola persona: si mediti sulla locuzione 'personalità eccentrica').
L'instabilità infine scoppia nel fuoco violento delle rivoluzioni, o in quello più mesto dei cambiamenti; nonostante i nomi altisonanti, non si tratta in fondo di mutamenti epocali ma di semplici riassestamenti: cambi di persone, cambi di nomi di istituzioni, calibrazioni così sottili da rischiar di passare per banalità di fronte al rumore della battaglia che li ha introdotti.
E se anche il vecchio cerchio cadesse come una foglia in autunno, ne nascerà uno nuovo in primavera: un altro cerchio tracciato male, qualcosa che si approssima ad un cerchio, che non vivrà per l'eternità, ma che saprà durare fino al prossimo autunno - ed è il tempo che basta.


Fiume amaro



Pensiamo alla nostra vita attraverso il tempo come ad una freccia scoccata dal passato al futuro; una nave che con infallibile sicurezza segue una rotta immutabile.
E chiamiamo questa rotta 'tempo' ma in realtà il tempo è l'oceano: è un suo capriccio la nostra sicumera, e basterebbe una sua onda a confondere le nostre direzioni, rendendo passato, presente e futuro nient'altro che parole annegate.


L'immagine è rubata da qui!

martedì 14 dicembre 2010

venerdì 10 dicembre 2010

Smarriti

L'eremita che anni orsono
prese la via del bosco,
e vestì di pelli d'orso,
ormai sè fatto bestia,
e vaga sbranando
le pecore e i bambini.
E il ladro che giunse
al nostro villaggio
travestito da prete,
continua ancor'oggi
-che il suo delitto è scordato-
a predicare dall'altare

martedì 7 dicembre 2010

Rosso nascosto

Continuo a stupirmi di come i fiori sboccino anche durante la guerra e gli innamorati facciano l'amore anche d'inverno

venerdì 3 dicembre 2010

Pazienza

In fondo la vittoria
è solo ritardare
d'un poco la sconfitta.

martedì 30 novembre 2010

Sordi e ciechi

Si chiedon come mai Iddio non parli più agli uomini: eppure il vento non ha mai smesso di soffiare, e i suoi profeti sono i fischi delle sciabole.
E dicon non si senta più di Iddio la voce, quasi che non udissero il tuono che d'estate squarcia il cielo, e i suoi profeti sono i fucilieri!
Una generazione persa e vuota chiede un segno, e quel segno è nascosto nel dorso della foglia del mite ciclamino.

mercoledì 24 novembre 2010

Tre nastri neri e uno rosso (la zampa del corvo presa al laccio)

9. La sicurezza

Dicono sia un veleno dolce, che fiacca il corpo e l'anima: è gente che non sa cos'è il pericolo.
.
Riparami dall'acqua e dal vento (e persino il sole sa essere violento)
.
E' facile non aver dubbi stando seduti fra le mura della propria casa: la notte è chiusa fuori.

venerdì 19 novembre 2010

Il rosso nel vaso ermetico

8. La volpe

Il duro tempo t'ha reso spigoloso il volto - dov'è finito il cucciolo che fosti?
.
I denti conoscono il sangue soltanto.
.
Incapace di guardare senza brama: Curiosità divora, Fame sbrana.

martedì 16 novembre 2010

Distillazione tramite condensa del blu (albero di stelle)

7. La tomba

Son stanco di esser più solo ad ogni risveglio, non voglio che venga più l'alba.
.
Dicono sia un forno spirituale: cucina forse l'anima come fosse un maiale?
.
T'han seppellito con la terra e quella terra fu un tempo il corpo dei tuoi avi - ed ora attendi la tua prole

venerdì 12 novembre 2010

Un fiore, un frutto, un uovo

Il pettine d'osso

Era un sabato pomeriggio, uno dei primi dell'estate: ero andato con gli amici a nuotare sotto la parte più nascosta della scogliera. Nel gioco d'esplorare mi ritrovai da solo, lasciando tutti - e tutto - alle mie spalle. E già pensavo di tornare a casa, quando, fra le rocce, vidi brillare un pettine di donna, d'un materiale come l'osso, eppure trasparente, e liscio al tatto. Lo presi, con ingenua reverenza, e come fosse un cannocchiale, volli vederci il mare, e il sole, in trasparenza: fu allora che finì l'infanzia.

martedì 9 novembre 2010

Deus otiosus (sciamanismo moderno)

Grazie al cambio favorevole e all'inflazione che infesta quelle terre, avevo comprato per pochi soldi (l'equivalente di 20 euro) da uno sciamano della Siberia orientale una corda per raggiungere il cielo. Mi spiegò le semplici operazioni necessarie per attivarla: bastava carezzarla lascivamente e sussurrarle blandizie con voce suadente, ed ecco che la corda si faceva dapprima rigida, per poi ingrossarsi ed impennarsi puntando prepotentemente verso il cielo.
Tornato dal viaggio mi prese il desiderio di fare una passeggiata per i cieli oltremondani, giusto per la curiosità di vedere come son fatti quei luoghi del pensiero. Accesi quindi un incenso al gusto di sandalo che avevo comprato al mercatino dei souvenir dell'areoporto e misi nello stereo un cd di musica spirtuale; per riscaldare l'atmosfera bevetti anche un bel bicchiere di vino rosso da una bottiglia che avevo ricevuto in dono per lo scorso natale.
Quando la corda cominciò a risvegliarsi fra le mie mani, ebbi l'accortezza di legarne un capo al piede del divano, per evitare che nell'impeto della salita non mi si precluda la possibilità di un ritorno a terra; comunque sembrò proprio una precauzione inutile, dato che la corda si agitava svogliatamente, con un'intenzione fiacca e negligente - era forse per colpa del vino? .
Comunque presi ad inerpicarmi su questa molle via: m'ero immaginato di vedere la terra, la mia casa e le strade della mia città farsi sempre più piccole e distanti, man mano che salivo, un po' come si vede dal finestrino d'un aereo dopo il decollo.
Invece, al posto dell'altezza vertiginosa, vidi terra, casa e strade farsi prima sfocate, come avvolte da una nebbiolina che mischiava e rendeva sordi i colori, fino a farsi indistinte, una mescolanza confusa: quando raggiunsi la cima della corda tutto si era fatto di un bianco uniforme e spento: era questo dunque uno dei cieli sovrasensibili? Ero già nelle regioni dell'eterno?
Presi a camminare in questo bianco ovattato; camminavo veramente, mi muovevo o muovevo soltanto le mie gambe e i miei piedi restando fermo sul posto?
Ad ogni modo dopo una mezz'oretta di cammino mi accorsi che a breve distanza da me, all'incirca a quattro metri nella direzione in cui mi muovevo, o credevo di muovermi, stava dinnanzi a me un'ombra, appena percettibile; mentre cercavo di raggiungerla mi sfuggiva, mantenendo sempre la stessa distanza fra me e lei; però ad ogni passo dell'inseguimento l'ombra acquisiva sempre più consistenza, i suoi contorni si delineavano e la sua pelle acquistava colore.
Infine mi accorsi di esser entrato, anche se non saprei dire il momento esatto in cui ciò accadde, in una stanza, uno strano misto fra un tempio antico ed un ufficio da burocrate. L'ombra si era nel frattempo concretizzata in un uomo dal volto in bilico fra il vecchio; i capelli nero scuro lasciavano intravvedere nella base grigio chiara l'inganno della tintura; i suoi occhi erano d'un grigio glaciale e vuoto.
Aveva una strana giacca, d'un taglio fuori moda e dal colore cangiante dal grigio-verde all'oro; su essa erano appese molte spille e ninnoli d'oro, che lo rendevano simile ad un misto fra un vecchio generale d'armata ed ad una statua della madonna coperta da gioielli ed ex-voto.
Attorno a lui stavano impilati mucchi e mucchi di fogli accatastati a coprire la sua scrivania/altare- forse preghiere a lui indirizzate? Tuttavia non se ne occupava nè se ne preoccupava, e stava lì con lo sguardo fisso a guardare il nulla. Nemmeno alla mia presenza si smosse: non mi degnò di uno sguardo e tutto quel che fece fu sbuffare fra sè e sè, visibilmente infastidito.
Mi decisi a rivolgergli la parola: "Oh potente essere celeste, che conosci le sorti di noi mortali e custodisci i registri dei nostri destini! Concedimi la conoscenenza proibita, svelami come sono intrecciati alla mia vita i cammini degli altri umani che mi sono vicini, amici o nemici! Donami il potere di sapere ciò che mi aspetta da adesso alla fine!"
Il dio tornò a sbuffare e mi rispose, con voce forte, profonda ma annoiata:
'Deve compilare l'apposito modello; mi raccomando specifichi bene la motivazione.'
Mi allungò un foglio prestampato, ma non avevo con me niente per scrivere.
'Come, non s'è neanche portato una penna?'
'No, lo sciamano che mi ha venduto la corda non mi aveva detto niente in proposito.'
'Capisco' mi disse, e sparì.
Mi lasciò solo per un oretta; bruciavo dalla curiosità di sfogliare le sue carte ed i suoi documenti, ma come prima non riuscivo ad avvicinarmi ad essi, ogni passo in qualsiasi direzione mi lasciava fermo sul posto.
Alla fine il dio tornò e mi disse, distrattamente sorpreso: 'Ah, è ancora qui? Tenga.'
Mi allungò una luminosa e pesante penna biro d'oro.
Compilai con dovizia il modulo e glielo porsi; lui lo prese e lo impilò sopra gli altri fogli. Mi disse un arrivederci in cui era sottointeso l'ordine di lasciarlo solo ed andar via, dopodichè riprese a guardare il suo nulla.
Ero di nuovo in quel bianco insensato e mi resi conto con angoscia di quanto sarebbe stato difficile, forse impossibile trovare la corda; oltretutto non l'avevo neanche legata, d'altronde non c'era niente a cui assicurarla.
Ma per fortuna mi si fece vicino - o forse apparì d'un colpo?- una figura femminile, una signora dai capelli neri, in un tailleur rosso che sarebbe stato provocante se l'incantesimo non fosse stato incrinato dalle prime stonature del cedimento dell'età.
'Sono venuta per riportarla a terra', mi disse, al che risposi: 'Siete molto gentili'.
'Si figuri, è che non vogliamo che lei rimanga qui. Non vorrà mica diventare un dio anche lei, vero?'.
'No... Non ci avevo nemmeno pensato. Sa forse dirmi entro quando sarà esaudita la mia richiesta?'
'La prossima volta si faccia furbo, e porti un'offerta - dell'oro, o del liquore di lusso. Ora si stringa a me'.
Mi avvolse le braccia attorno al collo, stringendo i suoi seni contro il mio petto; sentii un forte profumo dolciastro, ed iniziai a precipitare, un senso come una forte nausea, finchè mi ritrovai nella mia stanza.
La donna si guardò intorno, come se volesse prendersi qualcosa in cambio dei suoi servigi da traghettatrice.
'Se vuole ho dell'incenso'.
'Si figuri... prenderò quella bottiglia di vino'.
'Mi dispiace, è già aperta.'
'Vabbè, non fa niente'.
Iniziò a scolorirsi velocemente fino a scomparire; la bottiglia che teneva in mano cadde a terra, ma adesso era vuota.
Legata attorno alla gamba del divano c'era ancora la corda, ma s'era tutta rinsecchita ed annerita, e a toccarla si spezzava in briciole e polvere. Lasciò una macchia sul pavimento, un lungo ghirigoro simile alla scrittura in corsivo d'un bimbo, ma priva di un qualunque significato.

(Demoni del Deserto) - 23 aprile

Volgo il cammino a Nord, al Ritorno, verso la verde città, detta la Porta d'Oriente; torno nelle città degli uomini,
ma ho un segno inciso col fuoco nel cuore.

venerdì 5 novembre 2010

(Demoni del Deserto) - 22 aprile

Fu varcata una soglia; blu era la sabbia del deserto, e un cielo giallo pareva a guardia dell'immobilità del momento.
V'era un giovane, forte, e glorioso nell'incedere.
Occhi di gelo e capelli dorati riflettevano la putrefazione dell'Eternità; possenti corna sul suo capo ricordavano a chi osava guardarlo che in lui è la potenza, che lui è la potenza.
Il mondo intero sussurrò il suo nome, perchè dal mondo intero era nato, ed il mondo era nato da lui:
il mondo intero sussurrò il suo nome, in timore, ed in lui risuonò terribile, e quel nome era "la sorgente".


Mi donò un segno,

che era luce, e tenebra, a seconda di che sguardo lo trafiggesse; e disse che ogni oggetto distaccato
della realtà era simile, ed ogni volo della mente era tale. E mi invitò a vedere i due lati di ogni cosa che abbracciavo, e di scoprire altri lati ancora; e di riconoscere come fratelli questi aspetti, ma di non perdersi nella palude della stasi fra essi, operando su essi la scelta, santissimo atto glorioso, soffio di Dio nell'Umano.

martedì 2 novembre 2010

(Demoni del Deserto) - 20 aprile

V'era un vecchio all'ombra d'un oasi, e la sua pelle era nera, e consumata, ma le sue braccia eran forti, la sua
stretta ferma. Era intento a costruire un canale per condurre una sorgente ad un orto lì appresso; e colmo di ricchezze era l'orto. Mi disse il suo nome, ed era simile al rumore di un martello che batteva su un incudine.
E davvero l'anziano era un fabbro di catene, di legami. Ma quando estrassi la spada, sorrise, come un padre che riconosce un figlio perduto. Con parole di fuoco mi spiegò che al suo comando v'erano si forse di restrizione, ma anche forze che danno controllo, e direzione; e disse che sua creazione era il sacro confine che gli uomini chiamano individualità, ed identità.
E la sua pelle si fece più nera: chè come egli contrastava l'istinto di espansione, così contrastava la forza di vita, ed era uno spettro di morte; ma a entrambe era funzionale, e necessario, e di esse era parte, come la pelle è parte del corpo di noi Uomini.

giovedì 28 ottobre 2010

(Demoni del Deserto) - 19 aprile

V'era un essere formato da due corpi che s'attraevano e si respingevano e che tuttavia erano uno solo.
Ed era un demone, e in quel demone v'erano le idee di causalità, il legame fra causa ed effetto, che pure è identità.
Con meraviglia guardai il corpo, chè questo deserto custodisce solo le forze dell'universo interno; ma il corpo mi disse che era il riflesso di tal principio nel deserto, se di riflesso si può parlare, e non d'identità.
E poichè è da quel principio che nascono contro-volontà, e contro-immagini, e contro-idee, egli potè dirmi di essere il  padre, e il fratello, della massa oscura, e del deserto.

martedì 26 ottobre 2010

Tre gocce di sangue sulla neve

(Demoni del Deserto) - 18 aprile

Una massa oscura e senza forma, quel stesso abominio ch'è morte e mancata conoscenza e ch'è riposo e permette la coscienza- e su quel Antico Dio Morto, mai venerato abbastanza,mai temuto abbastanza, sul confine fra esso e la vita, una danza di luci e ricordi, di tentacoli viscidi e oscuri, tentazioni vissute e perdute.
Quant'è forte la tentazione di abbracciare l'uno e annientarsi nell'altro!
Quant'è immane il pensiero di esser tutt'uno con essi, ed il segreto che da essi proviene la realtà -ciò che chiamiamo realtà- in essi è nata, come una muffa nasce dalla terra umida e puttana.
Possa il mio vagare in voi esser fruttuoso.
Possano i miei passi salvarmi dal vostro oblio.

venerdì 22 ottobre 2010

Il cuore degli Inferi

(Demoni del Deserto) - 17 aprile

Ad ogni mio passo, il riflesso della mia immagine nel cielo mi mostrava un immagine più chiara.
Era un viandante, vestito di stracci; e i stracci, e la sua pelle divenivano sempre più trasparenti, e mostravano nel petto dell'uomo un nucleo pesante ed oscuro.
Fu un balzo del mio corpo inferiore, verso il cielo, e con un colpo squarciò il petto dell'uomo.
E mentre il globo di liquido nero si librava nell'aria, la stessa ferita s'aprì nel mio corpo e da essa uscì del sangue,
e al nero si mescolò, diede vita alle immagini spente.

sabato 16 ottobre 2010

L'esca della rana pescatrice

Conosciamo tutti i carinissimi angioletti che Raffaello ci mostrò ai piedi della sua Madonna Sistina; ma nel quadro non si vede come son fatti dalla cinta in giù - la loro parte inferiore.
Ma dopo 490 anni è giusto svelare la loro interezza, affinchè chi a loro si avvicina sappia a quale tremenda antica divinità si stia accostando; e quel che mi manca nell'arte lo compenserò con una sincerità colma di perfidia.

venerdì 15 ottobre 2010

Creazione continua

"Eternity is in love with the productions of time."

Contrariamente a quanto si crede non v'è un confine invalicabile fra il cielo delle Idee platoniche ed il mondo sublunare, nè un passaggio obbligato in un unico verso. Esiste invece un interscambio di influenze fra le due sfere: se gli oggetti del mondo sono modellati sulle Idee preesistenti, queste a loro volta vengono cambiate dalla vita che gli oggetti hanno nel mondo. Questo dialogo ciclico e continuo, questa crescita continua è il vero scopo del dramma della creazione, che per molti fu una caduta ma che in realtà è un tuffo per arricchirsi dei tesori delle profondità.

martedì 12 ottobre 2010

La morte vista con occhi freddi e distanti

La psiche acquisisce il mondo esterno tramite la conoscenza. Ciò comporta un confronto fra tale mondo esterno (attraverso i sensi) e il 'mondo interno' che si attua tramite una proiezione di contenuti della psiche stessa sull'oggetto della conoscenza. A tale proiezione corrisponde, nella psiche, la creazione di un complesso, il formarsi cioè di un insieme di idee e concetti, stati d'animo e pregiudizi, che rappresenta l'oggetto una volta conosciuto, e serve da base per le interazioni future con esso.
Più importante per la persona è tale oggetto, più vengono in esso investite somme di energia psichica (libido) e, di riflesso vengono proiettati maggior componenti interni su esso.
Ora un vincolo simile è, al pari di un legame chimico, un legame energetico, e se spezzato rilascia tale energia in esso investita, con una violenza esplosiva tale che, nei casi più importanti, può venirne sbilanciata l'intera psiche - una similitudine potrebbe essere una diga (energia potenziale) che si rompe improvvisamente.
La ragione di tale rilascio può esser svariata; dai più banali casi, come lo smarrimento di un oggetto caro, ai più gravi, come la morte di una persona cara, o il rifiuto da parte di una persona che si ama.
In tal caso il soggetto perde al tempo anche il complesso in cui incanalava la libido, e si trova dunque al tempo stesso con un surplus di libido e senza una parte importante in cui investirla.
Vi è però anche il caso opposto, in cui, per una carenza, o un bisogno aumentato di libido, una somma di energia preimpiegata in un complesso dev'essere reindirizzata verso altri scopi; ecco allora che alcune pratiche religiose assumono un significato ulteriore: l'abbandono dei beni e della famiglia, la castità, la creazione dei mandala di sabbia nei monasteri tibetani e la loro distruzione; e in special modo, il sacrificio.
Fra tutti, il sacrificio del figlio considerato ispesso il sacrificio supremo - e il sacrificio di sè stessi, in cui virtualmente tutta la propria libido viene puntata verso un unico fine.

venerdì 8 ottobre 2010

Il vento del Sud

Sgrava i rami piegati dal peso dell'estate: chi cade a terra sfama l'affamato.

martedì 5 ottobre 2010

6. L'arco e la freccia

Dammi il potere del tuono: rapire il respiro a distanza, nascosto dal vile silenzio.
.
Tendendo la corda con l'odio potevo ammazzare ogni cosa - fu allora che persi interesse nel Mondo.
.
La mia saetta è simile a un gabbiano sul vasto mare: è libera nell'aria, ma non si può posare.

venerdì 1 ottobre 2010

Chiavistello

Ogni oggetto della natura - sia esso un albero, un fiore, una nuvola, un ruscello - può avere per noi un'eco simbolica molto vasta ed intensa.
Tuttavia gli oggetti creati dall'uomo hanno un doppio legame simbolico, un continuo andare e ritornare di significati e contenuti che funziona come un ciclo di retroazione.

Prendiamo l'esempio della chiave e della serratura: è lecito supporre che nell'atto della loro prima creazione, questi oggetti siano stati modellati inconsciamente sull'esempio degli organi genitali maschile e femminile durante l'atto sessuale.
L'uso che se ne fece contribuì a tale associazione: il lucchetto e la serratura servono a tener chiuso qualcosa, a custodire qualcosa di prezioso, a mantenere un segreto; nell'era della meccanica la chiave accende e spegne le macchine.
Tutto ciò influenzò sia la maniera in cui l'uomo si accosta ai misteri della donna, sia il significato che assumeva per lui questa coppia d'oggetti.
E' sotto questa influenza che si sono modificate nel tempo le forme della chiave e della serratura; l'evoluzione morfologica degli oggetti può ben essere una storia dei legami simbolici a due vie che abbiamo con essi.
E' da notare che per simboleggiare la protezione di un mistero non viene usata tanto la serratura o il lucchetto quanto l'immagine della chiave; anche nel linguaggio comune si usano le espressionie 'chiudere a chiave' e 'mettere sotto chiave'.
Evidentemente la mente umana (ed in particolare quella maschile!) appena vede una serratura corre già col pensiero ad aprirla! Mentre nel vedere una chiave forse si vede il fallo d'un rivale che protegge la serratura da altre chiavi che potrebbero insidiarla.

La chiave infatti non può che assumere anche l'aspetto di simbolo di potere: come esempio si pensi alle 'chiavi della città' che vengono consegnate ad una persona importante in segno di onore.

Le mura di cinta della città ed il buco della serratura sono l'esempio del cerchio di difesa e del buco d'ingresso di cui si parlava qui; il fascino che il mistero ha sulla mente umana risiede qui, nella penetrazione dell'inaccessibile.

Un oggetto d'una magia incredibile, che spalancò due nuovi mondi immensi rimasti finora preclusi alla mente umana, è la lente.
Nel suo cerchio è contento il mondo dell'infinitamente piccolo; attraverso il suo cerchio l'uomo entrò nelle vastità enormi delle sfere celesti.
Non è un caso che la sezione trasversale di molte lenti sia il segno della mandorla!


Ma anche alcuni oggetti naturali legati al segreto subirono una trasformazione nelle mani dell'uomo; pensate alla distanza che separa la semplice forma a cinque petali della rosa selvatica dalla rossa volta costellata di petali della rosa moderna plasmata da secoli di selezione artificiale!
Dall'attesa di un tocco ad un labirinto di petali per non raggiungere il centro.

martedì 21 settembre 2010

La bandiera

Impiccano i nemici alle querce della piazza: che il vento sia un canto bruciato.

venerdì 17 settembre 2010

5. La fuga


Dalla nascita alla morte ogni passo è un distacco - e quando arrivi alla fine sei solo.
.
Mi son tolto i vestiti di dosso: finalmente la pelle si bacia col sole.
.
A cosa pensa il frutto quando si stacca dal ramo? Quale canzone canta prima di rompersi al suolo?

martedì 14 settembre 2010

Il sogno

E' delicato e fragile l'oggetto della brama: quando lo stringo in mano si rovina.

4. Il confine


Ci è sacro, finchè non ci è stretto.
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Si ciba del sangue dei morti.
.
E' l'argine a far scorrere il fiume?

venerdì 10 settembre 2010

Rinuncia


Mi guidò per i sentieri della montagna, sempre più ripidi, finchè oltre i pascoli soltanto poche erbe stentano fra le rocce, e l'aria è fredda e rara.
Giunti infine alla vetta - delle rocce più alte delle altre - mi mostrò con orgoglio il paesaggio, quasi che ne fosse stato il padrone, il conquistatore.
'Vedi laggiù, i pascoli, che verdi?'
Già li passammo per giunger fin qui sopra, non v'era in essi un palmo che non avesse un fiore, e il volo degli insetti era un concerto di violini selvatici.
'E i boschi maestosi delle nostre montagne!'
Ricordo i solchi sulla corteccia dei faggi ed il profumo della terra che dorme nell'ombra, ma noi li abbandonammo per proseguire il cammino.
'Guarda ai piedi d'esse, le colline coi frutteti, i meli così carichi del lavoro delle stagioni.'
Le vedo, ed il pensiero del rosso delle mele ridesta in me la fame, mentre la mano mia non può più coglierle.
'Vedi laggiù il paese, da cui siamo partiti?'
Lo vedo e lo ricordo così bene! Laggiù è rimasto il fumo dei camini, ed il profumo del fornaio, la luce che risplende sul selciato della strada che porta alla fioraia, giovane e maliziosa; e mentre io son qui e vedo ogni cosa, ella starà cercando con lo sguardo gli occhi d'un altro uomo!
'E' come dominar la valle intera! E quando l'aria è tersa, si vede all'orizzonte sino al mare!'
Ora torniamo indietro, prima che faccia tardi.

3. Lo scorpione

Quando non ferisce gli altri, punta il veleno verso sè stesso.
.
Gli hanno spezzato e ritorto il braccio - per questo il suo pugno s'è serrato.
.
Dicono si cibi della sua stessa rabbia, e dicono l'anima sua sia sabbia.

martedì 7 settembre 2010

2. Il cuore in fiamme


Il dolore è un chiodo d'argento e la mano pesante del fabbro l'ha tolto dal petto.
.
Sembra stia per spezzarsi, eppure è un canto così forte: non son mai stato vivo così tanto.
.
Dicono che la brace diventi d'oro un attimo prima di farsi cenere

venerdì 3 settembre 2010

1. L'albero secco


Per troppi anni ha teso al cielo, le mani, invano.
.
Un tempo sacro, ora dimenticato - come duole il passato!
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Ha i rami troppo fragili anche solo pel peso d'un passero affamato.

giovedì 2 settembre 2010

IL SEQUEL DELL' I-CHING

La Disney ha fatto il seguito di 'bambi', 'cenerentola' e la 'sirenetta'; quindi mi sono detto 'perchè non entrare nel bussines dei seguiti di cose famose?'

Per prima cosa ho pensato a scrivere un sequel della bibbia; purtroppo qualcuno c'aveva già pensato.
Allora ho pensato 'facciamo il seguito dell'i-ching!! In fondo che ci vuole, son quattro righette e dei commentini sotto!!!'

Per strafare l'I-ching 2 va in due dimensioni!! Quindi non più righette ma disegnetti!

L'I-CHING E' TORNATO... ED ORA VA SIA A A DESTRA E A SINISTRA CHE IN ALTO E IN BASSO!!!

Scherzi a parte (ma se qualche investitore è interessato si faccia pure avanti): è un giochetto di esplorazione dei segni grafici, nove punti rossi e la possibilità di collegarli in verticale, orizzontale o diagonale a 45°.

Basta un breve calcolo matematico per stabilire che il numero possibile di segni che si possono ottenere è esattamente TANTONONONONI.

I segni ottenuti di volta in volta verranno battezzati e commentati con tre frasette dettate di volta in volta dalla stanchezza, dalla rakia o dalla voglia di buttar lì veloce una frase per finir veloce.

Se vi piace un segno ditemi che ve lo spedisco inciso in una pietra o un pezzo di legno (IN CAMBIO DI SOLDI)


Nella foto (d'archivio): una preview dei magici segnetti!!!

Domani: il primo episodio!!! "L'avvento dei segnetti magici!!! Una nuova avventura!!"

martedì 31 agosto 2010

La notte

Un tempo, andando a caccia, mi accadde di cadere in un crepaccio, e rompermi una gamba, e non riuscire più di risalire. Mi strinse gelido il pensiero che non sarei mai più riuscito a rivedere la mia famiglia, mia moglie, ed i miei figli. Ma dopo un lungo pianto silenzioso, s'abituarono i miei occhi all'antro oscuro: vidi un pertugio, un varco che portava verso il basso, al ventre della terra.
Spinto dal desiderio disperato di salvezza, seguii quella discesa verso il nero, fino a giungere a una sala ch'era invasa dall'acqua: un lago sotterraneo, però dall'acqua densa, come una melma antica, intensa. Come incastrati in essa brillavano perduti cristalli d'una luce prigioniera. Mi chinai per sfiorarli, colto da nostalgia tremenda; caddi dentro l'abisso, e fui parte di esso.
Ora soltanto so che cosa sono le stelle prigioniere: è l'ultima speranza di chi prima di me è caduto; è l'ultimo ricordo della casa, del giorno, il sole, ed i sorrisi, ed il calore, nel cuore che si spezza per rimorso d'esser caduto un tempo in un crepaccio.

sabato 28 agosto 2010

Nei magici laghetti delle Mucille

Una pietra preziosa come una goccia di sangue e un paio d'ali sottili e fragili come una preghiera, legati assieme con l'eleganza di cui solo un assassino è capace.

venerdì 27 agosto 2010

Il curatore

C'era una volta un uomo che con una carezza della sua mano forte e rude sapeva render come nuovi i vetri rotti ed incrinati: e di ogni crepa che aggiustava portava su di sè la cicatrice.

martedì 24 agosto 2010

L'Ingresso al Segreto

I primi segni grafici tracciati dall'uomo, i più vicini alla radice, non conoscono sfumature o colori: sono composti da linee nette, non vengono sussurrati come acquerelli ma gridati come incisioni nella roccia; questi tagli netti operano tutt'ora seppelliti nel profondo del nostro sentire, e spesso si fan beffe della nostra logica con la loro sottile ironia.

Ora, la difesa, la protezione per eccellenza è rappresentata dalla sfera; è l'utero che ci conteneva nel grembo materno, la bolla che ci circonda e pone distanza fra noi e gli altri, la nostra casa, la nostra famiglia, la nostra terra. Il segno per rappresentare tale sfera nella sua stilizzazione più arcaica è conosciuto a tutti.

La porta più veloce per entrare in questo segreto, l'inganno più usato per penetrare l'inaccessibile sfera è il buco; e qual'altro segno potremmo tracciare per un buco, se non il cerchio medesimo?

La farfalla

Come due petali d'un fiore volteggia in mezzo al vento: ma il manto suo nasconde un verme orrendo

venerdì 13 agosto 2010

La primavera

Un ragazzo sta seduto sul ramo più sottile d'un ciliegio: e il ramo non si piega, chè l'anima sua ha il peso amabile d'un fiore.

mercoledì 11 agosto 2010

L'orologio

Nessuno sembra sentirlo, eppure è li, e continua: batte ogni secondo col suono d'un virgulto che si spezza.

domenica 8 agosto 2010

Lubenica

La maggiorparte dei turisti parcheggia nello spiazzo prima del paesino, per scendere il lungo sentiero che porta dalla collina a picco ad una delle spiagge più belle dell'isola di Cherso.


Ma entrando fra le case, oltre la piazza con il bar sul belvedere, oltre la konoba che effonde come un prosaico incensiere l'odore dei gnocchi con sugo d'agnello, oltre la collina con il telescopio a gettone,



oltre il piccolo cimitero c'è una chiesetta, bianca, tranquilla, d'un riposo che confina con la dimenticanza.

Entrando c'è un altare scolpito nel legno dall'ingenuità e dipinto con la stessa delicatezza con cui si zappa la terra.

Ma la prima cosa che colpisce il visitatore è il profumo mistico che avvolge l'intera chiesa; proprio sull'altare, più semplice d'una candela e con più forza mistica d'un incenso, uno stoppino brucia in un bicchiere dell'olio d'oliva, di quegli ulivi strappati con pazienza di secoli alle rocce ed al vento salato.


venerdì 6 agosto 2010

Il fucile

Lo stringi come un naufrago che sta aggrappato a un legno alla deriva in mezzo al mare: sperar nella salvezza ormai non serve, t'ha condannato a morte il sole.

sabato 31 luglio 2010

Le vecchie e le nuove religioni

L'uomo ha dentro il petto il senso di colpa, un piccolo nucleo d'un rosso bruciante.
Per incanalare questa energia in modo fruttuoso sorsero molti sistemi - fra questi il più importante fu probabilmente la religione.
Ma l'efficacia fu tale da permettere un controllo anche sull'uomo stesso.
Non passò molto che ci fu chi pensò che le religioni fossero da sempre state un sistema di controllo societario e politico, ed il senso di colpa un'invenzione del potere costituito, un fulcro su cui far leva per comandare meglio le masse.
Così si invoca la liberazione dalle religioni, credendo di disfarsi con esse anche del senso di colpa.
Ma questo continuerà a rimanere in noi, e ciò che avremo perduto sarà soltanto la guida che gli dava forma e direzione.

Forse dopo un periodo di confusione costruiremo un nuovo argine a questa forza impetuosa?
Ci adorneremo ridendo di nuove catene, chiamandole 'Libertà'?

venerdì 16 luglio 2010

D'altre vetrate

Sulle roccie sopra Trieste ho incontrato tempo addietro questo Algiroide



















Si potrebbe srivere un libro sull'arte e la matematica con cui le scaglie del suo corpo sono disposte;
si potrebbe scrivere un libro ma probabilmente mi stuferei a metà, quindi farò finta di concentrarmi sulla corazza che protegge la testa del nostro amico





























Che mano sapiente ha tracciato quelle linee?










































Socchiudendo e strizzando gli occhi e magari dopo due birrette e un gin-tonic vediamo subito la somiglianza con l'albero sephirotico della cabala (o cabbala, o qhabbalah, più 'h' ci sono e meglio è); ma non basta, le stesse linee le ritroviamo incise nella galbula del cipresso e nella molecola dell'amigdalina (tanto chi va a controllare?? fidatevi!!).

Dio è ovunque lo si cerchi, ma ultimamente i rettiliani di David Icke gli stanno  rubando la piazza.

giovedì 8 luglio 2010

PIĆAN

Anche l'uomo sa colorare la luce






















Al costo però di perdere, di consumare un po' di luce ad ogni passaggio

sabato 3 luglio 2010

Orlec

In quei luoghi il sole sa imporre il silenzio, appiattendo con violenza sulle rocce chiunque avesse la cattiva idea di uscire dal proprio riparo da mezzogiorno alle quattro del pomeriggio. E' così che nei luoghi aridi la cultura si forma attorno a un'alternanza di lavoro e periodi di assoluto riposo- un'inattività consapevole, un segno di rispetto verso la maestosa potenza dell'estate.

Tutto questo per dire che, in segno di rispetto verso la maestosa fiacca estiva, il presente blog va in semi-ferie!!!
Non si chiude, ma di tanto in tanto pubblicherò delle foto con un commento buttato lì, tanto per far credere alla gente che le vede che dietro ci sia chissà quale ricerca filosofica o mistica.

Cominciamo con una delle farfalle che veniva spesso in visita alle lavande di un orto di Orlec:















Le ali della farfalla riescono a colorare la luce, come il vetro di una vetrata


ma quell'occhio  

venerdì 25 giugno 2010

Il pover'uomo d'oggi

Non sono tanto forte da credere in Dio
nè tanto forte da non crederci.

Illusione

Abbandonai la casa
un giorno ch'era estate
crescevano bei frutti
sui bordi delle strade
ed ora ch'è l'inverno
ho fame e sono perso.

martedì 22 giugno 2010

Aκρατοπότης

Ogni affermazione è composta per metà esatta di verità e per metà di menzogna.
Ciò che di volta in volta cambia è quanto finemente le due parti siano mescolate.

venerdì 18 giugno 2010

La ricerca e la verità

Non mi interessa
un Dio freddo e distante,
lontano ed immutabile,
oltre assoluto,
trascendentale ed uno.

Datemi un dio di bassa lega,
foss'anche un impostore!
Non un padrone altero
che sdegni le preghiere
da un trono o un piedistallo
ma un volto che consoli le mie pene
offrendomi del vino
- e forse non mantiene
ma almeno sa promettere.

venerdì 11 giugno 2010

Un'ombra

Nelle nostre culture è insito nel concetto di copia, di imitazione, l'inferiorità rispetto alla perfezione dell'originale.
E' la maledizione del Figlio che non sarà mai all'altezza del Padre, il segno del peccato originale; è la nostra maledizione, e il peso sulle spalle della nostra società.

Voci d'un tempo

Nella mano destra ho una moneta d'un regno che non esiste più.
Nella mano sinistra ho il seme d'un albero caduto molti anni fa.

martedì 8 giugno 2010

Ritorno

Nell'immenso oceano una goccia viene lanciata nel cielo dalla forza dei flutti; sale verso il sole, benedicendo l'acqua sua madre per avergli dato vita- e dopo un istante tremendo, in cui raggiunge l'apice, cade e maledice l'acqua, in cui si annienterà, trovando la sua morte.



...si potrebbe speculare: il salto della goccia è solo un caso, un gioco terribile ed ingenuo delle onde? O un modo escogitato dal mare per nutrirsi di quel sole e di quel cielo di cui si è impregnata la goccia?

venerdì 4 giugno 2010

Polvere

L'architettura di ferro e vetro è il racconto d'un epoca dell'uomo.

Appena costruita è un cristallo di potenza e leggerezza, un'ardito gioco di acciaio e luce, un sogno forte senza peso.

Ma passano pochi anni, ed ecco che siamo chiusi da gabbie di ruggine e vetri sporchi e neri.

martedì 1 giugno 2010

Dio ingordo

Dicon che Iddio
si nutra di preghiere
ma è una bugia pietosa-
sarebbe infatti morto
di fame già da tempo!
Egli divora invece
le anime dei morti
(e spesso anche dei vivi)
e in quel banchetto orrendo
non frena l'appetito.

venerdì 28 maggio 2010

Memoria

Se il tempo è un filo, ogni ricordo è un nodo

Un figlio dell'uomo

Viveva un tempo un filosofo dedito alla ricerca del più bello dei fiori. Ardua, e forse vana era la sua ricerca; e col tempo il suo cuore fu preso dallo sgomento nel vedere la primavera sfiorire.
Fu così che, deluso dall'irregolarità e transitorietà del mondo, decise di ricercare le radici immutevoli ed eterne della realtà.
Studiò per anni sotto la guida di un maestro, praticando una via di privazioni sensoriali e astinenza sessuale.
Dopo anni di sforzi riuscì nell'intento: e quale fu la sua delusione! La forma eterna di ogni cosa era infatti magnifica, eppur noiosa: chè il fatto che fosse senza difetti stancava lo sguardo, e lasciava insoddisfatta la mente.
Spinto dal Maestro, giunse a condensare tutte le immagini in un punto, ch'era l'immaginie immutabile della Realtà: un punto immobile, luminosissimo, ma pur sempre un punto, immobile e noioso.
Da quel giorno abbandonò gli studi, e passò il resto del suo tempo con le prostitute a far l'amore nei prati in fiore.

martedì 25 maggio 2010

Condannàti a volare

Forse anche le rondini ci guardano dal cielo con invidia:
"Beati gli uomini che posson camminare tranquilli, lentamente, per la terra, senza dover volare tutto il giorno per cacciare gli insetti".

venerdì 21 maggio 2010

Banchetto



Siccome ultimamente sono stato troppo prolisso, per oggi metto una foto allegorica (o anche no.... vedete un po voi se volete vedere allegorie ovunque. sennò godetevi il verde.)

martedì 18 maggio 2010

Il fiore e lo specchio

In fondo la distinzione fra amore puro ed amore per sè stessi è una banalità accademica; la si può osservare solo quanto l'intensità di tale amore è di scarsa importanza.

Un ladro

Aveva messo a punto un procedimento chimico per estrarre il verde dalle cetonie dorate, il rosso delle peonie selvatiche, il blu nero dei fondali dei laghi alpini, il giallo dei ranuncoli, e così via.

Armato di queste magie aveva intessuto quadri in cui viveva la luce della natura, e con essi aveva ammaliato la critica artistica, aveva fatto innamorare moltissime donne, ed aveva fatto suo il rispetto degli uomini più spirituali.
Ma come punizione per il suo furto, ogni notte era condannato a sognare un inferno monocromo d'un bianco giallastro, sbiadito.

venerdì 14 maggio 2010

Il Regno Terreno



Nelle ere passate avvenne che mi macchiai del peccato della Bramosia; come punizione fui destinato al confino nel Regno Terreno: punizione fra le più temute, e di certo la più umiliante possibile.
Col tempo vinsi il disgusto, e imparai a riconoscere la grandezza e il genio, misti all'orrore, che sono intessuti ad ogni fibra del Regno. Fu questa la mia redenzione, e tornato alla grazia, ricevetti l'incarico di descrivere le meraviglie e gli abissi da me veduti in quei luoghi.

Il Re
In cima alla sua Torre, apparentemente immobile sul Trono, siede il Re. Un tempo parte del regno, tempo addietro scelse l'esilio - benchè gli Eretici sostengano che l'esilio sia una condanna per una colpa inimmaginabile che egli commise.
Nel sommo della Torre il Re è chiuso, in posizione fetale, all'interno di un uovo; dorme in un liquore simile in maniera simbolica al liquido amniotico.
E' vegliato da tre madri, che per lui sono nutrimento, vestito e protezione.
Sebbene appaia inerme, è lui il cardine del Regno; ma il Comando gli impose il sigillo della conoscenza: nessuno può conoscere il Re, incluso il Re stesso: egli desidera il Regno come suo specchio, e questo desiderio non fa altro che allontanarlo dal Regno.

Il Principe
"It indeed appear'd to Reason as if Desire was cast out, but the Devil account is, that the Messaiah fell & formed a heaven from what he stole from the Abyss"
All'altra estremità del Regno rispetto al Padre, presso le Paludi del Sud, è segregato il Principe: condannato dal Re per una colpa terribile, che nessuno tuttavia conosce.
E' simile in forma a una spada, a una ribellione, a brama di possesso e distruzione. In suo possesso sono due vasi nei quali si raccolgono le anime di chi è morto. La fazione eretica sostiene che il Principe vero sia in realtà l'essenza stessa dei vasi, il suo corpo essendo soltanto un fantoccio di carne da essa manovrato.

Gli Angeli

Gli angeli sono gli emissari del Re, l'incarnazione dei suoi ordini, e i suoi informatori.
Contano innumerevoli schiere ed ordini: fra tutti ve ne sono dodici, emissari del Re, i più vicini a lui. C'è poi un albero ch'è composto di sostanza angelica e attraversa il regno come un perno; alcuni lo chiamano la Scala di Giacobbe, ed è la distanza che separa il Principe dal Re.
Non si sa dove inizi la carne dell'Angelo e dove inizi quella del Re; nè dove termini l'Angelo e inizi il Regno. C'è una dottrina eretica, detta "l'Immanenza del Re" che sostiene che non ci sia differenza fra i tre, bensì una sorta di identità mistica.

Il popolo
La forza del Regno, gli operai senza voce al servizio del Re: senza di loro rimarrebbero inerti il Cristallo, e l'Albero, e le Fornaci: i Fiumi ristagnerebbero, e il Regno intero sarebbe Inedia. In essi il Ritmo diviene contrasto tra due forze, e quindi movimento.

I Tesori del Regno

Nel cento del Regno v'è una cattedrale: in essa sono custoditi i due tesori del Regno: il Cristallo Amaranto e l'Albero Inverso.
Il Cristallo Amaranto
Il Cristallo è una Fiamma dominata da un Ritmo: quel Ritmo è il canto della Fiamma, ma è il Re a tesserne la trama, giacchè senza il suo intervento il Ritmo perderebbe coerenza, divenendo mera ripetizione.
Nel Cristallo hanno origine ognuno dei Fiumi di Fuoco che nutrono e purificano il Regno; e in esso trovano compimento, e rigenerazione: è il brivido del Cristallo a dar loro vita.
Il Cristallo ha due anime: esse sono necessarie al movimento, al cambiamento, senza il quale non esiste il Ritmo. Quella di sinistra è detta "Notte" mentre quella di destra è detta "Giorno". Ognuna di esse ha un' "Attesa" e un' "Azione".
L'Attesa della notte riceve il fuoco morente dei Fiumi del ritorno; l'azione della notte li dona all'Albero Inverso, dove rinascono all'Attesa del Giorno: l'Azione del Giorno li riconsegnerà al Regno.
L'albero inverso
Se nella vecchia visione alchemica del Regno il Cristallo era il Fuoco, l'albero veniva detto il Mantice. Il tronco è una sorta di pozzo, e i rami (che certi dicono radici)  affondano in abissi insondabili: chi vi è condotto precipita a morte, e il suo corpo viene diviso dal Vento: l'anima incandescente ai Fiumi di Fuoco, e il corpo gelido agli avvoltoi. Anche l'Albero, per mezzo del Vento, partecipa al ritmo.

La cattedrale è dunque una cassa di risonanza per il ritmo, ovvero l'eco del Verbo del Re: ma è tutto fuorchè un ritmo statico, giacchè la sua creazione non ha mai fine.

I Fiumi di Fuoco

"Nutrisco ed estinguo"
Ogni angolo del Regno è attraversato dai Fiumi di Fuoco: il fuoco è nutrimento e purezza per le schiere e gli operai, mentre è un acido velenoso per i criminali e gli stranieri.
A volte nel fuoco risuonano gli Editti del Re: talmente profondi che nessuno può fare a meno di sentirli e obbedire.
Infine, i Fiumi sono anche le Strade del Regno. Dicono infatti del fuoco che esso "s'allontani, si perda e ritorni" e che questa sorta di circolo alchemico sia uno dei segreti dell'Eternità del Regno.

L'Inferno (Il Mulino, la Fornace, la Miniera)

Se fosse completamente chiuso in se stesso, il Regno non potrebbe sfuggire il deperimento: è per questo motivo che vengono organizzate le razzie nelle terre esterne. Il raccolto, ovvero gli schiavi prescelti, dev'esser privato della vita prima di varcare i Confini: sarebbe una forza troppo grande e rischierebbe di prendere possesso del Regno.  In una caverna presso il Confine, detta il Mulino, gli schiavi rapiti vengono picchiati, macinati e tagliati dai Boia Bianchi; durante la carneficina i loro cadaveri vengono cosparsi con un'Acqua di Morte, affinchè siano ancora più morti. I morti vengono dunque gettati nel Pozzo: mai più rivedranno la luce.
Le Segrete del Regno sono anche un forno alchemico: dapprima un fuoco lento e straziante annerisce i miseri resti, poi un fuoco forte e violento, come di spada, li spezza.
La putrefazione nauseabonda viene portata dalla Fornace alla Miniera: è questa una galleria scura e lunghissima, dominata da un fuoco ancora più nero che estrae le ultime energie dalla massa  morta. Ciò che rimane, il resto irriducibile, è destinato alle Paludi del Sud, dove verranno contrabbandati alle terre esterne: un detto del Regno recita a tal proposito: "lo scarto viene pianto dallo stolto come esperimento fallito, non vedendo ciò che di sottile si è liberato".

I Confini
Il confine del è una muraglia apparentemente invalicabile: il Regno è prigioniero di sè stesso. Ma a un più attento esame, ecco che il muro diviene una rete: altrimenti non vi sarebbe respiro e il Regno soffocherebbe. Ogni varco, in particolare i valichi principali, sono comunque sotto la massima sorveglianza: si dice infatti che basterebbe un seme avvelenato delle terre esterne a far cadere in ginocchio l'intero Regno.

La Regina
Cosa manca dunque al Regno? A cosa tende ogni suo movimento, qual'è la direzione verso cui corre così disperatamente? Ebbene, dall'inizio secoli manca dal Regno la Regina: e il Re sa che l'Eternità del Regno è solo un illusione senza di lei. Benchè il Regno ebbe origine da lei (gli Eretici dicono: "in lei"), nessuno più ricorda il suo aspetto; i profeti tuttavia dicono che nel linguaggio simbolico ella sia "una Sorgente che sgorga da una Tomba".

martedì 11 maggio 2010

Goethia

Sogno 1.- in cui l'iniziato intraprende il cammino della crudele rinuncia; di come venga smembrato dal boia, e come questi disponga dei suoi resti

Pel tempo d'una luna
avea la decision tenuta immota
ed immutata, come stretta dai ghiacci
di volontà nutrita da ingordigia,
di fame di saper ciò ch'è proibito.

Gl'era da sferza, e sprone, e giogo
la brama di predare i regni antichi,
mettere a sacco gli ori di chi è morto,
di imprigionare fra le mani il vento
che fila dalle labbra dei defunti,
con cui s'intessono i stendardi dei regnanti.

Decise dunque un giorno,
e l'primo passo mosse.
D'ogni sua possessione fece un rogo,
la casa dei suoi avi, l'antica biblioteca,
le rose del giardino, gli specchi e gli orologi,
i suoi vestiti e tutti i suoi averi,
i suoi compagni, il suo casato,
la donna ch'egli amava-
tutto dal fuoco fu trasformato in fuoco.

Solo salvò dal rosso della fine
l'oro bastante ad assoldare il boia,
perchè facesse del suo corpo inerme
ciò che si fa coi petali d'un fiore.

Partendo dalle unghie,
e avanti ormai senza ritorno,
pezzo per pezzo inesorabile
per poi dare alle fiamme
o al mare o agli avvoltoi,
ai denti delle tombe
o a fuochi più taglienti e più segreti,
i brani del cadavere,
secondo ciò ch'è simbolo alla loro natura


Sogno 2.- in cui ciò ch'è tolto viene restituito, nella sua vera forma; della potenza della chiave, e delle tentazioni ch'essa comporta; della rettitudine dell'iniziato, anch'essa tentazione ben più subdola e forte


Al suo risveglio egli trovò sè stesso
completamente igudo e denutrito
tremante di vergogna,
la pelle secca e tesa fra ossa fragili,
eppur ogni appetito gli era morto,
e gli era solitudine compagnia.

Stringeva fra le mani
un'affilata chiave,
bianca, rosso-dorata,
fragile forgiata d'ossa,
dall'intrecciar di carne e vene decorata,
presa da pulsazioni come colpi d'un maglio,
e il mantice respira e fa più nere
le fiamme di speranza disperata.

Era minuscola, fredda ed eterna,
viscida e nobile,
promessa mancata ed al contempo
taciuta gratitudine.

Benchè sembrasse immobile
girava intorno ad assi
piantati con la forza
nell'anima e lo spirito
da un dio crudele e ironico.

E si levarono miriadi di voci,
da dentro e fuori del suo cuore.
"Cavati gli occhi, con quella chiave!
Trafiggiti, o fanne spada, o scettro,
inghiottila divorala, spezzala, adorala!
Domina con essa i demoni,
guida legioni immense!
Fa degli spettri servi,
piega nazioni intere al tuo volere!

Ma ad altre tentazioni
egli volse l'suo ambire,
e a quei vili consigli diede sdegno:
le mani sue tremarono in offerta,
immesero la chiave
nella sorgente oscura,
fredda di morte, nera.
Rese l'ultimo respiro mentre la vedeva affondare e scomparire.


Sogno 3.- in cui la brama senza posa ha ricompensa

Al suo risveglio non si spalancò nessuna porta:
egli aveva scommesso, e perso tutto quanto.
Diede tutto sè stesso, non eppe niente in cambio:
ecco il Regno dei Morti.

venerdì 7 maggio 2010

Divina

"Non esiste una legge giusta"

Non è infatti nella natura stessa della legge di essere una generalizzazione, astratta e slegata dai singoli elementi accidentali?
E cos'è la giustizia se non la valutazione, il riconoscimento ed il rispetto delle ecezioni, sino l'infima?

martedì 4 maggio 2010

Lacrima eterna

Fu la creazione a distruggersi da sè; ed il diluvio universale furono in verità le lacrime del pianto di Dio, quando scoprì d'aver infuso nel creato quello stesso seme dell'autodistruzione che in lui a suo tempo aveva messo radici, ed il cui frutto fu la genesi.

Stella cadente

Ell'arse:
nell'arco d'un secondo
donò la luce al mondo
poi consumò il suo corpo:
e fu 'l primo tramonto.

sabato 1 maggio 2010

Nel cielo vuoto

Creò egli l'uomo, per avere qualcuno a cui parlare.
Disse egli all'uomo: "Io sono Dio, il solo, l'unico".
Pensò l'uomo: "Davvero, grande dev'esser la tua solitudine".
Rispose Dio: "Scrivi: Dio basta a sè stesso".
Ma quelle stolte scimmie non erano all'altezza della sua parola; ed altro non facevano che irritare il Signore. Pareva a Dio d'esser un folle che cerca d'intratenersi con la sua ombra.
Ed ogni tanto, vinto dalla frustrazione, egli puniva gli uomini: come un folle che si sfoga prendendo a calci la propria ombra.

L'artista

Mentre tutti cercano di far dinventare i loro sogni realtà, egli muta la realtà in sogno.

martedì 27 aprile 2010

Scorrere

Da bambino mi chiedevo come mai le antiche civiltà fossero tutte sottoterra, quasi fosse la terra stessa ad inghiottirle.
Più tardi mi venne detto che era la terra portata dal vento a coprirle lentamente, le foglie e le carcasse degli alberi, e lo sterco degli animali.
Così non è una guerra, o un errore politico, a segnare il destino di una civiltà: ma sono il vento, la morte e la merda a seppellire i grandi imperi.

Vergogna

...continua il mese della poesia ghotic-adolescenziale!!!


Non per serbar il capo
dai colpi della pugna
porta l'elmo il guerrier
nella battaglia:
ma per celar il volto
a chi sotto il suo gladio
cade come in ottobre-
chè la maledizione
che gettano crepando
non sappia chi inseguire.

venerdì 23 aprile 2010

L'ultima battaglia

Stramò col'ùstimo
quasi che sfesse immònito,
velse l'suo bràdio all'èrtico
di torse senz'allumine,
cortàri di mortàratri.
Ma all'umo del combàttito
lo infèrse un clanfo istònico,
stragliàndoli le scàmine,
scardàndogli il cordìcolo,
s'impèrse nella schièna
sfolèndolo in sospèrsera
el'senguenàva e ulvràndo
gli si sbreccò via l'àlmina.
Sbralò, disprèso:
"Sìlis Marìa, Silìs Maria, la santa!
A'lmami, smàgliami dalla sferta
svièlami, da questa grèglia,
stòrlimi, tòlsimi, tòlsimi via!"
Ma la Santa sfiorlàva destànte
e l'uòmo morìva da solo.

martedì 20 aprile 2010

L'orologio fermo

Ogni meccanismo che l'uomo ha creato per misurare lo scorrere del tempo necessita per funzionare d'una forma di energia- sia essa la carica d'una molla, il raggio di sole per la meridiana, o una batteria per gli orologi al quarzo- e quando l'energia viene meno il meccanismo si ferma, e con esso sembra fermarsi il tempo.

Mi si obbietterà: ogni attività umana necessita di energia, ed ogni attività in generale.
Ma proprio queste attività sono modi e forme dello scandire il tempo- potremmo dire quasi che con esse il tempo nasca! E forse se non ci fosse energia a muoverle si congelerebbe assieme a loro anche il tempo.

venerdì 16 aprile 2010

Crescente

Troncato d'oro e d'azzurro, al crescente cimato di una croce latina attraversante, il tutto d'argento". (Riconosciuto con Decreto del capo del Governo in data 31 gennaio 1929)


Gli storici dicono che lo stemma araldico di Gradisca d'Isonzo sta a significare il suo essere baluardo contro le incursioni dei turchi nel XV secolo; ma a me piace immaginare che esso sia nato e cresciuto così:


 una singola casa, un'avamposto della civiltà quasi perduto fra la pianura e i colli


 
 le prime famiglie che pian piano s'ingrandiscono, formando per ingrandimenti e divisioni, come le cellule d'un embrione, un piccolo villaggio







 una piccola borgata cinta da muri per chiudere fuori le bestie e gli uomini selvatici





  la prima chiesa, attorno cui la comunità si cristallizza





 come un seme pronto a germogliare il paese si apre come esplodendo sotto una spinta interna




 si è aperta al desiderio come un bocciolo a primavera




Come potrebbe crescere questo stemma nei secoli a venire?


Nello stemma di famiglia degli Eggenberg  possiamo vedere come la croce, se lasciata crescere, si dirami, e forse nei secoli potrebbe metter foglie, portar fiori e magari donarci anche frutti!

Ma se tornasse la paura di quei stranieri, di quei nemici tornati a vestire la maschera di feroci predatori turchi, potrebbe anche recidersi la croce dalla luna, la pianta dalle sue radici (come già si vede in un piccolo mosaico nella colonna del leone di S. Marco in piazza Unità)
Ed allora alla croce non resterà che la scelta fra l'appassire ed il mutersi in spada, rivolta a quella luna che un dì l'ha portata nel grempo e poi l'ha nutrita, ed ora sotto i suoi colpi è una rossa ferita.




riguardo alla luna:
potrei parlarvi di calice eucaristico, dell'antica dea madre, dell'utero e delle fasi lunari, dell'argento e di mille altre cose ancora; ma vi dirò che nel 1622 Ferdinando II d'Asburgo concesse a Gradisca di fregiarsi nella parte inferiore dello stemma di Bellona, la dea della guerra, in onore del coraggio delle sue donne, che non fuggirono durante gli assedi della guerra di Gradisca ma rimasero a prestare il loro aiuto durante le battaglie
 
Per capire meglio tale simbolo è utile far visita nella cappella di S. Ggiovanni Battista dove si può vedere un quadro del 1706, ad opera del lombardo Giulio Quaglio: la Madonna, adorata dai santi, tiene sotto il suo piede la luna crescente e montante, attorno a cui si avvolge una serpe; fra le sue braccia sostiene Gesù bambino che con la croce si accinge a schiacciare, quasi infilzare il serpente nemico.