Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

Vi annoiate e non sapete cosa fare fra un aggiornamento e l'altro di questo blog?

Per bon?

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venerdì 28 maggio 2010

Memoria

Se il tempo è un filo, ogni ricordo è un nodo

Un figlio dell'uomo

Viveva un tempo un filosofo dedito alla ricerca del più bello dei fiori. Ardua, e forse vana era la sua ricerca; e col tempo il suo cuore fu preso dallo sgomento nel vedere la primavera sfiorire.
Fu così che, deluso dall'irregolarità e transitorietà del mondo, decise di ricercare le radici immutevoli ed eterne della realtà.
Studiò per anni sotto la guida di un maestro, praticando una via di privazioni sensoriali e astinenza sessuale.
Dopo anni di sforzi riuscì nell'intento: e quale fu la sua delusione! La forma eterna di ogni cosa era infatti magnifica, eppur noiosa: chè il fatto che fosse senza difetti stancava lo sguardo, e lasciava insoddisfatta la mente.
Spinto dal Maestro, giunse a condensare tutte le immagini in un punto, ch'era l'immaginie immutabile della Realtà: un punto immobile, luminosissimo, ma pur sempre un punto, immobile e noioso.
Da quel giorno abbandonò gli studi, e passò il resto del suo tempo con le prostitute a far l'amore nei prati in fiore.

martedì 25 maggio 2010

Condannàti a volare

Forse anche le rondini ci guardano dal cielo con invidia:
"Beati gli uomini che posson camminare tranquilli, lentamente, per la terra, senza dover volare tutto il giorno per cacciare gli insetti".

venerdì 21 maggio 2010

Banchetto



Siccome ultimamente sono stato troppo prolisso, per oggi metto una foto allegorica (o anche no.... vedete un po voi se volete vedere allegorie ovunque. sennò godetevi il verde.)

martedì 18 maggio 2010

Il fiore e lo specchio

In fondo la distinzione fra amore puro ed amore per sè stessi è una banalità accademica; la si può osservare solo quanto l'intensità di tale amore è di scarsa importanza.

Un ladro

Aveva messo a punto un procedimento chimico per estrarre il verde dalle cetonie dorate, il rosso delle peonie selvatiche, il blu nero dei fondali dei laghi alpini, il giallo dei ranuncoli, e così via.

Armato di queste magie aveva intessuto quadri in cui viveva la luce della natura, e con essi aveva ammaliato la critica artistica, aveva fatto innamorare moltissime donne, ed aveva fatto suo il rispetto degli uomini più spirituali.
Ma come punizione per il suo furto, ogni notte era condannato a sognare un inferno monocromo d'un bianco giallastro, sbiadito.

venerdì 14 maggio 2010

Il Regno Terreno



Nelle ere passate avvenne che mi macchiai del peccato della Bramosia; come punizione fui destinato al confino nel Regno Terreno: punizione fra le più temute, e di certo la più umiliante possibile.
Col tempo vinsi il disgusto, e imparai a riconoscere la grandezza e il genio, misti all'orrore, che sono intessuti ad ogni fibra del Regno. Fu questa la mia redenzione, e tornato alla grazia, ricevetti l'incarico di descrivere le meraviglie e gli abissi da me veduti in quei luoghi.

Il Re
In cima alla sua Torre, apparentemente immobile sul Trono, siede il Re. Un tempo parte del regno, tempo addietro scelse l'esilio - benchè gli Eretici sostengano che l'esilio sia una condanna per una colpa inimmaginabile che egli commise.
Nel sommo della Torre il Re è chiuso, in posizione fetale, all'interno di un uovo; dorme in un liquore simile in maniera simbolica al liquido amniotico.
E' vegliato da tre madri, che per lui sono nutrimento, vestito e protezione.
Sebbene appaia inerme, è lui il cardine del Regno; ma il Comando gli impose il sigillo della conoscenza: nessuno può conoscere il Re, incluso il Re stesso: egli desidera il Regno come suo specchio, e questo desiderio non fa altro che allontanarlo dal Regno.

Il Principe
"It indeed appear'd to Reason as if Desire was cast out, but the Devil account is, that the Messaiah fell & formed a heaven from what he stole from the Abyss"
All'altra estremità del Regno rispetto al Padre, presso le Paludi del Sud, è segregato il Principe: condannato dal Re per una colpa terribile, che nessuno tuttavia conosce.
E' simile in forma a una spada, a una ribellione, a brama di possesso e distruzione. In suo possesso sono due vasi nei quali si raccolgono le anime di chi è morto. La fazione eretica sostiene che il Principe vero sia in realtà l'essenza stessa dei vasi, il suo corpo essendo soltanto un fantoccio di carne da essa manovrato.

Gli Angeli

Gli angeli sono gli emissari del Re, l'incarnazione dei suoi ordini, e i suoi informatori.
Contano innumerevoli schiere ed ordini: fra tutti ve ne sono dodici, emissari del Re, i più vicini a lui. C'è poi un albero ch'è composto di sostanza angelica e attraversa il regno come un perno; alcuni lo chiamano la Scala di Giacobbe, ed è la distanza che separa il Principe dal Re.
Non si sa dove inizi la carne dell'Angelo e dove inizi quella del Re; nè dove termini l'Angelo e inizi il Regno. C'è una dottrina eretica, detta "l'Immanenza del Re" che sostiene che non ci sia differenza fra i tre, bensì una sorta di identità mistica.

Il popolo
La forza del Regno, gli operai senza voce al servizio del Re: senza di loro rimarrebbero inerti il Cristallo, e l'Albero, e le Fornaci: i Fiumi ristagnerebbero, e il Regno intero sarebbe Inedia. In essi il Ritmo diviene contrasto tra due forze, e quindi movimento.

I Tesori del Regno

Nel cento del Regno v'è una cattedrale: in essa sono custoditi i due tesori del Regno: il Cristallo Amaranto e l'Albero Inverso.
Il Cristallo Amaranto
Il Cristallo è una Fiamma dominata da un Ritmo: quel Ritmo è il canto della Fiamma, ma è il Re a tesserne la trama, giacchè senza il suo intervento il Ritmo perderebbe coerenza, divenendo mera ripetizione.
Nel Cristallo hanno origine ognuno dei Fiumi di Fuoco che nutrono e purificano il Regno; e in esso trovano compimento, e rigenerazione: è il brivido del Cristallo a dar loro vita.
Il Cristallo ha due anime: esse sono necessarie al movimento, al cambiamento, senza il quale non esiste il Ritmo. Quella di sinistra è detta "Notte" mentre quella di destra è detta "Giorno". Ognuna di esse ha un' "Attesa" e un' "Azione".
L'Attesa della notte riceve il fuoco morente dei Fiumi del ritorno; l'azione della notte li dona all'Albero Inverso, dove rinascono all'Attesa del Giorno: l'Azione del Giorno li riconsegnerà al Regno.
L'albero inverso
Se nella vecchia visione alchemica del Regno il Cristallo era il Fuoco, l'albero veniva detto il Mantice. Il tronco è una sorta di pozzo, e i rami (che certi dicono radici)  affondano in abissi insondabili: chi vi è condotto precipita a morte, e il suo corpo viene diviso dal Vento: l'anima incandescente ai Fiumi di Fuoco, e il corpo gelido agli avvoltoi. Anche l'Albero, per mezzo del Vento, partecipa al ritmo.

La cattedrale è dunque una cassa di risonanza per il ritmo, ovvero l'eco del Verbo del Re: ma è tutto fuorchè un ritmo statico, giacchè la sua creazione non ha mai fine.

I Fiumi di Fuoco

"Nutrisco ed estinguo"
Ogni angolo del Regno è attraversato dai Fiumi di Fuoco: il fuoco è nutrimento e purezza per le schiere e gli operai, mentre è un acido velenoso per i criminali e gli stranieri.
A volte nel fuoco risuonano gli Editti del Re: talmente profondi che nessuno può fare a meno di sentirli e obbedire.
Infine, i Fiumi sono anche le Strade del Regno. Dicono infatti del fuoco che esso "s'allontani, si perda e ritorni" e che questa sorta di circolo alchemico sia uno dei segreti dell'Eternità del Regno.

L'Inferno (Il Mulino, la Fornace, la Miniera)

Se fosse completamente chiuso in se stesso, il Regno non potrebbe sfuggire il deperimento: è per questo motivo che vengono organizzate le razzie nelle terre esterne. Il raccolto, ovvero gli schiavi prescelti, dev'esser privato della vita prima di varcare i Confini: sarebbe una forza troppo grande e rischierebbe di prendere possesso del Regno.  In una caverna presso il Confine, detta il Mulino, gli schiavi rapiti vengono picchiati, macinati e tagliati dai Boia Bianchi; durante la carneficina i loro cadaveri vengono cosparsi con un'Acqua di Morte, affinchè siano ancora più morti. I morti vengono dunque gettati nel Pozzo: mai più rivedranno la luce.
Le Segrete del Regno sono anche un forno alchemico: dapprima un fuoco lento e straziante annerisce i miseri resti, poi un fuoco forte e violento, come di spada, li spezza.
La putrefazione nauseabonda viene portata dalla Fornace alla Miniera: è questa una galleria scura e lunghissima, dominata da un fuoco ancora più nero che estrae le ultime energie dalla massa  morta. Ciò che rimane, il resto irriducibile, è destinato alle Paludi del Sud, dove verranno contrabbandati alle terre esterne: un detto del Regno recita a tal proposito: "lo scarto viene pianto dallo stolto come esperimento fallito, non vedendo ciò che di sottile si è liberato".

I Confini
Il confine del è una muraglia apparentemente invalicabile: il Regno è prigioniero di sè stesso. Ma a un più attento esame, ecco che il muro diviene una rete: altrimenti non vi sarebbe respiro e il Regno soffocherebbe. Ogni varco, in particolare i valichi principali, sono comunque sotto la massima sorveglianza: si dice infatti che basterebbe un seme avvelenato delle terre esterne a far cadere in ginocchio l'intero Regno.

La Regina
Cosa manca dunque al Regno? A cosa tende ogni suo movimento, qual'è la direzione verso cui corre così disperatamente? Ebbene, dall'inizio secoli manca dal Regno la Regina: e il Re sa che l'Eternità del Regno è solo un illusione senza di lei. Benchè il Regno ebbe origine da lei (gli Eretici dicono: "in lei"), nessuno più ricorda il suo aspetto; i profeti tuttavia dicono che nel linguaggio simbolico ella sia "una Sorgente che sgorga da una Tomba".

martedì 11 maggio 2010

Goethia

Sogno 1.- in cui l'iniziato intraprende il cammino della crudele rinuncia; di come venga smembrato dal boia, e come questi disponga dei suoi resti

Pel tempo d'una luna
avea la decision tenuta immota
ed immutata, come stretta dai ghiacci
di volontà nutrita da ingordigia,
di fame di saper ciò ch'è proibito.

Gl'era da sferza, e sprone, e giogo
la brama di predare i regni antichi,
mettere a sacco gli ori di chi è morto,
di imprigionare fra le mani il vento
che fila dalle labbra dei defunti,
con cui s'intessono i stendardi dei regnanti.

Decise dunque un giorno,
e l'primo passo mosse.
D'ogni sua possessione fece un rogo,
la casa dei suoi avi, l'antica biblioteca,
le rose del giardino, gli specchi e gli orologi,
i suoi vestiti e tutti i suoi averi,
i suoi compagni, il suo casato,
la donna ch'egli amava-
tutto dal fuoco fu trasformato in fuoco.

Solo salvò dal rosso della fine
l'oro bastante ad assoldare il boia,
perchè facesse del suo corpo inerme
ciò che si fa coi petali d'un fiore.

Partendo dalle unghie,
e avanti ormai senza ritorno,
pezzo per pezzo inesorabile
per poi dare alle fiamme
o al mare o agli avvoltoi,
ai denti delle tombe
o a fuochi più taglienti e più segreti,
i brani del cadavere,
secondo ciò ch'è simbolo alla loro natura


Sogno 2.- in cui ciò ch'è tolto viene restituito, nella sua vera forma; della potenza della chiave, e delle tentazioni ch'essa comporta; della rettitudine dell'iniziato, anch'essa tentazione ben più subdola e forte


Al suo risveglio egli trovò sè stesso
completamente igudo e denutrito
tremante di vergogna,
la pelle secca e tesa fra ossa fragili,
eppur ogni appetito gli era morto,
e gli era solitudine compagnia.

Stringeva fra le mani
un'affilata chiave,
bianca, rosso-dorata,
fragile forgiata d'ossa,
dall'intrecciar di carne e vene decorata,
presa da pulsazioni come colpi d'un maglio,
e il mantice respira e fa più nere
le fiamme di speranza disperata.

Era minuscola, fredda ed eterna,
viscida e nobile,
promessa mancata ed al contempo
taciuta gratitudine.

Benchè sembrasse immobile
girava intorno ad assi
piantati con la forza
nell'anima e lo spirito
da un dio crudele e ironico.

E si levarono miriadi di voci,
da dentro e fuori del suo cuore.
"Cavati gli occhi, con quella chiave!
Trafiggiti, o fanne spada, o scettro,
inghiottila divorala, spezzala, adorala!
Domina con essa i demoni,
guida legioni immense!
Fa degli spettri servi,
piega nazioni intere al tuo volere!

Ma ad altre tentazioni
egli volse l'suo ambire,
e a quei vili consigli diede sdegno:
le mani sue tremarono in offerta,
immesero la chiave
nella sorgente oscura,
fredda di morte, nera.
Rese l'ultimo respiro mentre la vedeva affondare e scomparire.


Sogno 3.- in cui la brama senza posa ha ricompensa

Al suo risveglio non si spalancò nessuna porta:
egli aveva scommesso, e perso tutto quanto.
Diede tutto sè stesso, non eppe niente in cambio:
ecco il Regno dei Morti.

venerdì 7 maggio 2010

Divina

"Non esiste una legge giusta"

Non è infatti nella natura stessa della legge di essere una generalizzazione, astratta e slegata dai singoli elementi accidentali?
E cos'è la giustizia se non la valutazione, il riconoscimento ed il rispetto delle ecezioni, sino l'infima?

martedì 4 maggio 2010

Lacrima eterna

Fu la creazione a distruggersi da sè; ed il diluvio universale furono in verità le lacrime del pianto di Dio, quando scoprì d'aver infuso nel creato quello stesso seme dell'autodistruzione che in lui a suo tempo aveva messo radici, ed il cui frutto fu la genesi.

Stella cadente

Ell'arse:
nell'arco d'un secondo
donò la luce al mondo
poi consumò il suo corpo:
e fu 'l primo tramonto.

sabato 1 maggio 2010

Nel cielo vuoto

Creò egli l'uomo, per avere qualcuno a cui parlare.
Disse egli all'uomo: "Io sono Dio, il solo, l'unico".
Pensò l'uomo: "Davvero, grande dev'esser la tua solitudine".
Rispose Dio: "Scrivi: Dio basta a sè stesso".
Ma quelle stolte scimmie non erano all'altezza della sua parola; ed altro non facevano che irritare il Signore. Pareva a Dio d'esser un folle che cerca d'intratenersi con la sua ombra.
Ed ogni tanto, vinto dalla frustrazione, egli puniva gli uomini: come un folle che si sfoga prendendo a calci la propria ombra.

L'artista

Mentre tutti cercano di far dinventare i loro sogni realtà, egli muta la realtà in sogno.