Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

Vi annoiate e non sapete cosa fare fra un aggiornamento e l'altro di questo blog?

Per bon?

No, veramente?

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venerdì 27 settembre 2013

Anèlito




Vidi un uomo, immerso nell'oscurità, come se fosse sotto terra. Vedevo l'intreccio delle sue vene, le arterie che si gettavano come ponti attraverso il corpo, ed i singoli capillari avviluppati come una fittissima ragnatela. L'intero sistema circolatorio formava un complesso simile alle radici d'un albero. E dove la testa terminava, partivano verso l'alto una serie di grosse arterie, avvolte a spirale l'una sull'altra, come a formare il tronco vivo di quello stesso albero, ed i rami ed i ramoscelli erano di vene della stessa forma e dello stesso colore di quelle del corpo sottostante.







Nel corpo inferiore pulsava un cuore rosso ed oscuro, che riceveva l'oscurità circostante, e la spingeva in circolo, affinchè si purificasse. Il corpo la mutava in una linfa dolce, un'acqua in cui era disciolta la luce vivente; il cuore quindi la raccoglieva nuovamente in sè, per poi inviarla verso l'alto. In corrispondenza al cuore inferiore, nei rami dell'albero superiore brillava un cuore di luce, come se fosse fatto di oro spirituale, l'oro di Ophir.






E' la terra a spingere verso l'alto il fiore, o è il sole a chiamarlo a sè?

lunedì 1 luglio 2013

Due preghiere

L'incensiere

Il suo corpo era avvolto da un velo di seta bianca. Era talmente fino che in alcune pieghe lasciava intravvedere il suo corpo, completamente nudo. Non era nè volgare nè provocante. La sua era una bellezza troppo profonda: semmai, era una vista dolce e commovente, come un'opera d'arte, o un'antica reliquia. Così, inginocchiata ed assorta, pareva una sposa, e su di lei quel bianco lenzuolo diveniva più prezioso del più ornato degli abiti nuziali.
La testa era reclinata, nascosta sotto il candido manto, ripiegato ed avvolto come se fosse un cappuccio. Le sue labbra erano nascoste, ma si capiva che si muovevano lungo le sillabe d'una preghiera. Le mani uscivano dal velo come due germogli di bucaneve dopo l'inverno. Erano congiunte, si sfioravano appena, con un gesto di fragilissima delicatezza. I suoni della sua preghiera si raccoglievano nell'incavo fra i palmi, e lì riecheggiavano, come se esitassero dentro un vaso di cristallo. Ne usciva un fumo di luce azzurra, che tracciava un'indecifrabile danza di curve nell'aria prima di salire e dissolversi.

Il rosario
Il legno d'abete scoppiettava nel focolare in pietra, riempiendo la stanza d'un profumo a metà fra l'incenso delle chiese ed il fumo dell'inferno. S'era fatto buio già da un po', e quella delle fiamme era l'unica fonte di luce dell'intera stanza. I vecchi travi in legno del soffitto erano già scomparsi nell'oscurità; sul suo volto invece si rifletteva il calore del fuoco, che colorava d'oro la sua barba ispida ed incolta, e la pelle del suo volto, inciso dalle rughe come un vecchio manoscritto.
Da un po' di tempo stringeva nel pugno un seme di miglio. Lo sguardo era concentrato sulla mano, ma non si sarebbe potuto indovinare i suoi pensieri, e nemmeno se stesse davvero pensando a qualcosa.
Terminò tutto ad un tratto, come se avesse inteso un segnale che a me era sfuggito. Allora aprì la mano, e gettò il seme di miglio fra le fiamme: sparì velocemente, con un sommesso crepitio, appena percettibile.
Lui nel frattempo s'era chinato, facendo cigolare le assi del pavimento. Raccolse un nuovo seme di miglio, da un sacchetto posato accanto alla sedia; lo strinse nel pugno, e cominciò a fissarlo, come aveva fatto per quello precedente, con uno sguardo perso e profondo, pensieroso ed assente. 

lunedì 24 giugno 2013

L'attesa silenziosa

Nelle chiese si può trovare un'eco dello Spirito di Dio.



Non in tutte, si intende: soltanto in quelle fatte di pietra o di legno, o in quelle più ricche nell'architettura, le più ornate d'opere d'arte; o all'opposto anche in quelle più semplici, costruite con il sudore e col sacrificio della povertà.


Non lo troverete invece in quei templi costruiti in pochi mesi con il cemento armato ed il cartongesso; lo Spirito rifugge anche dalle sale in cui l'illuminazione è elettrica, o in quelli in cui la voce del celebrante è trasmessa tramite un impianto di amplificazione, con il microfono e le casse.


Al contrario, lo Spirito si trova nelle chiese del dolore, come le cappelle degli ospedali.

Tuttavia anche nelle chiese in cui normalmente lo Spirito è presente, questi svanisce non appena vi fa ingresso l'uomo. Se le navate e gli altari sono vuoti, e dalla porta entra una singola persona, lo Spirito si ritrae, come un animale spaventato che fugge dietro un albero. Ma se si lascia passare un periodo di silenzio, tornerà a mostrarsi, dapprima timidamente, e poi in tutta la sua maestosa gloria. Quando invece a entrare nella chiesa è la moltitudine dei fedeli, per lo Spirito non c'è proprio più posto. Esso viene spinto fuori dalla folla e dal chiasso, e i canti che essi elevano cadono nel vuoto, perché chi dovrebbe riceverli è in quel momento assente. Anche durante le grandi celebrazioni è presente uno spirito nelle chiese, ma esso è lo spirito dell'umanità, ed in particolare di quella gente raccoltasi lì in quell'istante e in quel luogo. E' questo grande equivoco a far sì che tutte le celebrazioni religiose di gruppo finiscano col diventare un'atto d'idolatria, con cui l'uomo celebra sé stesso.

giovedì 20 giugno 2013

La mandorla


L'anello d'oro

Si è usi ripetere che la forma non ha valore, in quanto mera apparenza, e che essa va scartata in favore di una ricerca più approfondita sul contenuto.

Ma a meno di non supporre ipocrisie o nevrosi, come potrebbe esserci una discrasia fra questi due lati dell'essere? E poi, non c'è un contenuto anche nella forma, nell'apparenza esterna? Anche la similitudine fra gli oggetti più disparati può diventare una chiave di comprensione.


domenica 3 febbraio 2013

Labirinto


"Se appoggi all'orecchio la conchiglia, puoi sentire il suono del mare."
Ma io sentivo soltanto il rimbombo del fuoco, un suono potente e distante, come se giungesse da un tubo metallico, una fiamma lontana e violenta in un condotto d'areazione.


martedì 15 gennaio 2013

Hakeldama

Di uomini che si dicono profeti ne ho incontrati molti, ma forse soltanto lui aveva veramente parlato con Dio.
Ah, dannàti profeti! Bisognerebbe schiaffarli tutti in prigione, e lasciarli marcire al buio, in silenzio.
Lo stavamo prendendo in giro, dileggiandolo con quelle domande che in genere mandano su tutte le furie coloro che pretendono di essere uomini di Dio.
"Se Dio è tanto buono, perchè esiste il male?", gli chiese il mio compare, mentre gli tirava i capelli bianchi e gli pizzicava le guance fino a farle diventar rosse.
Rincarai la dose: "Dio ci ha promesso la salvezza; dato che è onnipotente, perchè ci fa aspettare? Perchè non si spiccia e ci salva adesso?"
Ma invece di adirarsi, il profeta piegò il capo, adombrato, e rispose con voce triste: "Non lo so, fratelli, non so la risposta a queste domande, così come non la sapete voi. E' vero, ho parlato con Dio. A dire il vero è stato un dialogo ben strano: io ho parlato a lungo, e gli ho chiesto tante cose, ma Dio mi ha risposto con una parola soltanto".
"E cos'è che ti avrebbe detto?"
"La verità racchiusa in un'unica parola. Ma è meglio rimanere all'oscuro, fidatevi, che essere a conoscenza di questa verità."
Il mio compare fu colto dall'ira: "Bando alle ciance, profeta! Dicci la parola, o ti taglio la gola!"
Tirò fuori di tasca il coltello, ed io, da bravo complice, immobilizzai l'uomo di Dio, storcendogli il braccio dietro la schiena. Di fronte alla minaccia, non ebbe altra scelta.
La parola era più di una semplice successione di suoni: racchiuse in essa c'erano colpa e dolore, confusione, amarezza e vergogna, rassegnazione. Vorrei dimenticarla, ci ho provato, ma non ci riesco. No, non ve la dirò, me la terrò per me, per quanto pesi: è meglio per voi rimanere ignari.
Non appena udimmo la parola, vedemmo la verità, provandola sulla nostra stessa pelle. C'era un incendio, un incendio immane che avvolgeva l'intero creato. Bruciava la nostra casa, bruciava l'aria, bruciavano i nostri corpi e persino i nostri pensieri.
La fiamma era viva ed indomabile, e mordeva, sapeva dove colpire, riconoscendo con una sorta di perverso istinto quali punti erano più sensibili al dolore e alla paura. Era ovunque, era ovunque. Senza scampo.
Gridammo al profeta, fra i spasmi di dolore: "Basta, basta, fa smettere il fuoco, fallo sparire!"
"Ahi, fratelli, vorrei tanto che ci fosse un modo per far cessar le fiamme! Io stesso le vedo, le vedo sempre, anche quando chiudo gli occhi, anche quando dormo. Persino i miei sogni bruciano! Forse col tempo imparerete a portare il dolore con dignità, ma il dolore non cesserà mai. Credo che l'unico modo per far scomparire l'incendio sia di dimenticare la parola: ma com'è possibile, quando il bacio rovente delle fiamme te la ricorda ad ogni istante?"

 So che siete increduli, e vi invidio: a me non è più concesso il lusso dell'incredulità, perchè vedo con i miei occhi la verità. Oh, non credete d’esser salvi: anche voi bruciate! Ma voi fortunati non vedete la luce ed il fumo delle fiamme, e non ne sentite i graffi strazianti sulla pelle. Ah, beati voi che non conoscete la verità!
Parlate, ridete, lavorate ed oziate, come se nulla fosse, ma intanto il fuoco vi divora!
No, non vi dirò la parola: restate ciechi, non guardate la verità, o anche voi non potrete più scordarla.

mercoledì 9 gennaio 2013

Cos'è la Verità?

Voi dite: "Dio è una menzogna!"
No! Le menzogne sono piutosto uno dei luoghi e dei modi con cui Dio si manifesta all'uomo.
Guardate il fedele ingenuo, che crede ciecamente nelle fiabe strampalate chiuse nei vecchi libri: egli guarda bugie, ma in esse vi vede Dio. Verità avvolta in un manto di falsità! Il fedele crede il falso, eppure in quel credere egli fa esperienza di Dio: esperienza vera, benchè resa possibile da circostanze fasulle.
In quale altra maniera potrebbe palesarsi la Verità suprema? Se ci pensate, è talmente suprema che ogni cosa in suo confronto è falsa: allo stesso modo, in confronto ad una luce fortissima tutti gli altri lumi paiono fiochi e persino bui.
Viene però il tempo in cui la gente si accorge della menzogna, e da quel momento in poi riescono a vedere soltanto questa: Dio è ancora lì dietro, ma non si riesce più a vederlo, perchè lo sguardo ricade soltanto sul velo esteriore. E' come se ad un certo punto vi accorgeste di una macchia sul vetro della finestra, e da quel momento in poi i vostri occhi ricadessero sempre lì, mettendo a fuoco soltanto la superficie del vetro, al punto da non scorgere più il paesaggio retrostante.
Ci è dunque precluso l'accesso a Dio, dalla nostra stessa sete di verità?
No, non temete. Non appena una menzogna tramonta, un altra è pronta a sorgere: ci coglierà di sorpresa, ci sembrerà una verità palese. La nostra ingenuità lo renderà trasparente, riusciremo a vederci attraverso, a vedere oltre, e torneremo a scorgere di nuovo un barlume di quella verità irraggiungibile.

Comandare e seguire

- Guarda attentamente i loro corpi, osserva bene i loro movimenti: al contrario di quanto si pensi, è la loro ombra a muoversi per prima, ed è il corpo a seguirla.
-C'è un modo per svegliarli, per far sì che siano loro a comandare le ombre, e non viceversa?
-Oh, povera ombra, perchè vuoi renderla tua schiava? Piuttosto chinati ed ascoltala, ascolta il suo silenzio: poi prendila per mano, e camminate assieme. E se c'è musica, perchè no, fate un giro di danza: quando si gira in cerchio, non c'è più avanti o indietro. E quindi, chi segue, chi conduce?

Teologia democratica rappresentativa

Chi lo dice che Dio debba regnare in cielo? E poi, chi ha stabilito che debba esser proprio lui a ricoprire il ruolo di Dio?
Una volta l'Imperatore comandava su tutte le terre conosciute. Dicevano che la sua autorità deriva da quella divina: le cose terrestri sono un riflesso di quelle celesti, e le leggi dell'Impero traggono il loro fondamento di verità dall'essere in rapporto simbolico con le leggi divine.
Tutto bene, dunque, finchè l'Imperatore era al suo posto. Ma poi i suoi popoli hanno iniziato a sollevarsi, e l'Impero si è sgretolato. Al suo posto è sorta una masnada di tanti piccoli Re, e ognuno di loro sosteneva d'essere l'unico e vero nuovo imperatore.
E' ancora vero che le cose terrene riflettono le verità celesti? In tal caso, devono esserci stati in cielo tanti piccoli deì, ciascuno convinto d'esser l'unico e l'eterno!
Poi anche i Re sono caduti, com'era naturale, ed è venuto il tempo della democrazia: è il popolo a scegliersi di volta in volta il proprio capo.
Di nuovo io mi chiedo: le cose del basso continunano tuttora a simboleggiano i princìpi superiori? In tal caso ora Dio viene eletto dal popolo! E il Dio di turno rimane in carica soltanto cinque anni, e poi si torna alle elezioni; ma poi nei fatti il Dio in genere si dimette prima, spinto dalle proteste della gente, delusa da tutte le promesse che Egli aveva fatto in sede elettorale.