Un giorno uscì dalla sua casa un pastore, per recarsi col gregge ai pascoli delle montagne a nord del regno.
Forse era schiacciato dalle preoccupazioni, o adirato con la moglie, o fors’ancora semplicemente posseduto dallo spirito dei baratri di quei luoghi dove non cresce vita: fatto sta che appena uscito di casa iniziò a brontolare fra sè e sè, con voce sempre più forte, e lo sguardo sempre più cupo. E giunto che era al bivio del sentiero, appena fuori dal paese, inizio a levare grida al cielo, urla coperte di sangue, di maledizione. Al culmine dello spasimo prese il suo bastone da pastore e con questo diede una botta ad una pietra lì vicino: e l’uomo, pur cieco di collera, si sorprese a vedere che il colpo aveva spezzato la pietra, incrinandola come fosse un uovo.
E la sorpresa crebbe, quando vide le crepature farsi sempre più grandi, estendersi come a divorar la pietra; crebbe fino a diventare paura, quando le crepature iniziarono a serpeggiare sul terreno, spezzandolo, rovinandolo di fosse prima, e d’abissi poi.
Fu divorato dalla voragine il pastore; e furono divorati dalla voragine il suo gregge, e gli uomini ch’erano nelle vicinanze, ed il villaggio: che più divorava, e più la rottura aveva fame, e non accennava a fermarsi.
Forse si sarebbe rotto l’intero Regno, o il mondo intero, se non fosse stato per l’intervento delle guardie reali; accorsero dai quattro angoli del regno, e sigillarono la spezzatura con una colla fatta di vino e sangue di donna, e saliva: ma dove un tempo v’erano i villaggi del nord, rimane solo un rovina profonda e silenziosa.
martedì 2 febbraio 2010
Storielle Grottesche - 3
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