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venerdì 12 febbraio 2010

Storielle Grottesche - 6

Vedete quella tomba mangiata dai rovi?
Vi riposa (un riposo agitato) colui che fu il Primo Cavaliere del Regno.

Era la stella più splendente di una nobile famiglia di guerrieri, votata alla più assoluta fedeltà al regno; già da giovane aveva preso parte alle feroci battaglie dell’Est, distinguendosi per coraggio e spietatezza; Guerra dopo guerra divenne sempre più invincibile, e con una velocità mai vista prima salì le gerarchie, sino a diventare Primo Cavaliere: pareva bastasse il suo nome a far morire i nemici, ed il suo sguardo era un fulmine di volontà di dominio.

Ma in quella che divenne la sua ultima battaglia, avvenne ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Accompagnato da un manipolo di soldati scelti della sua coorte, riuscì a compiere una veloce incursione nel palazzo della capitale del  paese nemico del nord, arrivando fino alle stanze del Re di quelle barbare genti.
Il Re non ebbe tempo di levar fiato che già il suo sangue si mescolava a quello della sua famiglia sul pavimento. Ma quando il Cavaliere si avvicinò all’ultimo superstite, l’ultimo nato della casa reale nemica, di appena dodici anni, trasalì: chè il ragazzo era in tutto e per tutto simile a lui da giovane- stessi lineamenti, stessi capelli di fiamma, stesso identico sguardo.

Bastò un  tanto a far vacillare per un istante la volontà assassina del guerriero; Dio sa se per egoismo, o per l’aver pensato che anche i nemici siano uomini!
Ma quel secondo in cui la sua mano rimase sospesa nell’aria gli fu fatale: l’ultimogenito nemico ne approfittò per squarciargli il ventre con un pugnale.

Allora il furore e l’entusiasmo divennero gelo nelle vene dei suo soldati; ed essi vennero paralizzati dal terrore, e lo sgomento a vedere cadere il loro capo fu tale da seppellire ogni virtù guerriera.
Fuggirono, come fuggono i cani da un temporale; restò loro a malapena la dignità di prender con sè il cadavere del Primo Cavaliere.

Ma giunti che furono in patria, alla sconfitta si unirono il disonore e la gloria: era inaudito che il Regno perdesse una battaglia, ed era inaudito che un suo soldato tentennasse di fronte al nemico.

Già l’indomani il Re emise un bando in cui spiegava che l’azione sfortunata non era altro che una bravata del Primo Cavaliere, di cui il Comando era all’oscuro; più tardi ebbe a dire ch’egli forse era un traditore, e che la sua morte era meritata; giunse col tempo a negare persino ch’egli fosse stato un soldato del Regno, e fece uccidere in una notte tutta la famiglia e i soldati più vicini a quel che lui ormai chiamava “spia”.

La gente non si pose troppe problemi per dimenticare; e presto l’ex Primo Cavaliere non fu più nemmeno un ricordo.

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