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mercoledì 17 febbraio 2010

Storielle Grottesche - 7

Ancora prima delle Guerre Vittoriose esisteva, oltre il mare dell’est, un popolo mite e pacifico – ma i viaggiatori che tornavano da quelle terre spesso dicevano che la loro indole era in realtà più stretta dal timore che non animata da grandezza.

Un giorno accadde che l’intero popolo si radunò per pregare il loro Dio – pregarono per chiedere la fine di ogni sofferenza, di ogni paura, di ogni male.
Che dio potrebbe mai negare una richiesta così intensa?

Fu così che quel popolo ricevette in dono delle larve, simili alle processionarie; e queste iniziarono subito a strisciare sul corpo dei fedeli, tessendo su questo una bava bianca e sottile. La tela veniva stesa per prima su occhi e bocca, poi copriva le orecchie, stringeva le mani e i piedi; si chiudeva alfine attorno al corpo intero, rendendo l’uomo al suo interno simile ad un albero imprigionato dall’inverno.

E durò poco il terrore della gente al vedersi imprigionare in quel modo: chè le larve, bucando la pelle, iniettavano in loro nutrimento mescolato a una sostanza inebriante, che li teneva sospesi in un sogno di gioia senza fine.

Passato il tempo di una generazione, non restò niente di loro.

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