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lunedì 21 marzo 2011

Quando cogliemmo la rugiada secca

Dormivo nella mia grotta, sul mio giaciglio, quando la notte fu spenta da una luce non d'uomo: in essa nove messaggeri, danze lineari e distaccate.
Mentre danzavano, accadde che la luce, e il calore in essa, bruciò tutto ciò che di organico nella grotta vi fosse, e calcinò tutto ciò che organico non era.

Si avvinghiarono attorno al mio scheletro, avvolgendomi senza quasi più distinzione, e mi trascinarono verso cieli di spirito. Come rugiada al sole evaporarono i loro vestiti e, con l'aumentar dell'altezza, la loro pelle, gli organi e persino il loro soffio vennero al nulla.

Il mio resto fu allora condotto alla Sorgente, ed essa non parlò a me, ma continuò il suo canto, ch'è eterno, immutabile eppur sempre diverso, fluente dal silenzio al silenzio.

Il divenire
Quando il mio spirito si arrese al vibrare della sorgente, vidi l'immagine di un uomo, con una sfera d'avorio nella mano destra, ed una d'ebano nella sinistra.

Azione-reazione; causa-effetto
Così mi parlò: "Quando l'Essere venne a sè stesso, creò nell'abbandono il Non Essere; ogni azione infatti è cambiamento, e se ogni cambiamento è un moto, pure non v'è moto senza conseguenza; ecco, ciò che chiamate esistenza è questo mistero.

Tempo, e sua direzione; entropia; movimento
Quando lo spettro dell'uomo ebbe allontanato fra loro le sfere (e parve ai miei occhi che nel farlo anche lui venisse diviso) potei vedere un serpente librarsi nell'aria, passando da una sfera all'altra; e nel farlo contaminava la sfera candida con gocce di quella oscura, come se il suo corpo immondo ne trascinasse l'essenza; altrettanto faceva della sfera nera, striandola di un bianco neve.
Mai però le sfere divenivano uguali: piuttosto si cristallizzavano in vortici sempre più minuti, come una curva che rasenta un limite senza mai toccarlo.
Cercai di afferrare per la testa il serpente, ma questi divenne fuoco: e la cicatrice che la mia mano porta ne è segno e memoria.

Una voce dunque mi disse: la divisione dell'uno permette il mutamento, e il tempo in esso, ma ricorda: "Quando Dio trasse dall'oscurità le stelle, egli vide che le stelle si dispersero in cerchi d'infinite sfere attorno a lui: ma sembrò alle stelle che il corpo di Dio si smembrasse, e che ognuna di esse ne ricevesse una parte. Per evitare ciò il serpente inquina le sfere; e solo il serpente sa se mai queste torneranno ad esser una".

Energia
Non so per quanto tempo rimasi ad osservare la danza del serpente: nella mia mente non c'era pensiero, l'intera mia mente era vista. E quando in questa venne a scavarsi il solco del suo cammino, lo vidi liberarsi della sua pelle, ed apparire come una scia di scintille; continuamente andavano disperdendosi, ma nessuna di esse svaniva . e pur mescolandosi alla divisione, la loro luce complessiva rimaneva sempre costante: "E', Era, Sarà".

Materia e massa
La pelle del serpente intanto era diventata simile ad un uovo, oscuro e opaco. E benchè l'uovo fosse consustanziale alle scintille (la sua oscurità era infatti un concentrarsi, un collassare di luce), in esso era rappresentato il mantenimento, laddove il brillare di fiamme era cambiamento. Perciò venne dato all'uovo un nome di Madre.

Forze e campi
Questi erano i regni dei Tetrarchi, ai quali fu dato il potere di legare, e di sciogliere.
I loro regni si sovrappongono, eppur sono distinti i loro poteri; promanano forza come una sorgente, e nella distanza si affievolisce il loro vigore.


Temperatura; struttura della materia
Grande fu la mia sorpresa quando la mia mano raccolse l'uovo, chè l'avevo stimato freddo di movimenti; e invece tutto in lui era danza, vibrazione, dall'Eterno Enorme al Momento Minuscolo.
Di nuovo e sempre, "Esistenza è Mutamento".

Chimica
Ma quell'incendio per noi ciechi è una foresta ghiacciata; ed è in quei ghiacci che fu intagliata la città-reticolo di Khem. E col passare dei secoli, nelle sue torre presero dimora i Vermi dello Spirito.

"Leggi" o le immagini che così chiamiamo
Per ore, giorni e anni la sorgente si agitò, in infinite ricombinazioni di quanto avevo già visto.
Conobbi così molti misteri, le fragili leggi che comandano il mondo della mescolanza.

Conclusione
Eppure, più si ramificavano i riflessi della sorgente, più distante mi trascinavano dalla Radice, che io cercavo.
Nella stoltezza dell'ira, nella voracità prosciugai la sorgente d'un sorso.

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Ecco, il doppio nodo, il Nous nella materia. Attraverso infiniti messaggeri (ed ogni messaggero era uno strato di degrado) mi venne detto:
"Ciò che hai visto finora sono i miei spettri che la Natura ha accolto in sè.
Dal mio soffio venne velata, e a me il velo ritorna, e quel velo è conoscenza: integrazione del Sè e dell'Altro. La Natura Vergine è infatti simile all'umano verbo "Essere" - se non viene legata da limitazioni è inconoscibile.
Fui io a gettare il seme della divisione, detto "L'Inizio"; eppure anch'io sono divisione.
Fui io a modellare le immagini che hai visto fin'ora, eppure da esse son nato.
Va', e aggioga queste astrazioni alla Vita: essa sola regna infatti il vostro mondo"

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