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martedì 1 marzo 2011

La "storia" personale - predestinazione e predisposizione

Sembra esserci a livello inconscio, in ogni uomo, un'idea di sè stessi, che condiziona la vita e le scelte dell'individuo.
Può esserci, per esempio, colui che ha un'immagine di sè come di un uomo giusto, ma che viene tradito dagli altri: egli accrescerà a dismisura, a livello di percezione interna, ogni minimo screzio con gli altri, chiudendo gli occhi sule proprie responsabilità e sui propri errori - ciò, si badi bene, sempre non coscientemente.
Oppure ancora vi potrebbe essere colui che ha l'immagine di sè come di un uomo che viene abbandonato da tutti: costui sorvolerà, quasi non se ne accorgesse, sulle amicizie e sulle manifestazioni di affetto nei suoi confronti, ed eleverà piuttosto ad emblema ogni caso che gli fornisca un pretesto per confermare le sue idee; ciò sempre nella buona fede della coscienza.
Dunque questa immagine agisce da filtro, se non da distorsione, nel passaggio fra mondo esterno e psiche; ma anche come condizionamento all'interno: come una spinta inconscia a compiere azioni che in superfice sono mirate ad uno scopo, ma che "incidentalmente" portano poi ad una situazione confacente alla predisposizione.
E' normale, ed in un certo senso persino giusto, che una simile coazione venga vissuta come forza esterna: sfortuna, destino, karma, provvidenza, volontà divina, daimon...
C'è da dire inoltre che, trovandosi esterna alla coscienza, essa ha un influsso maggiore sulle persone meno "differenziate", meno distaccate dal mondo inconscio, con un'individualità meno sviluppata; viceversa, sarà minore nelle persone più autocoscienti -tenendo sempre presente tuttavia i casi in cui la differenziazione è in realtà uno sviluppo "forzato" e in cui l'inconscio, invece di essere integrato alla coscienza, fa da contraltare compensatorio, agendo come contro-forza rispetto alla coscienza: in tal caso la forza dell'immagine sarà maggiore.
Anche per questo l'immagine di sè traspare più potentenmente nella psiche degli anziani, di coloro che intraprendono il "viaggio del ritorno" dopo aver raggiunto l'apice della propria vita.
Sull'origine e il formarsi di tali immagini posso solo fare ipotesi - la causa principale pare trovarsi in esperienze infantili vissute molto profondamente, le quali lasciano un segno sugli anni futuri, un'incisione accentuata dall'abitudine.
Tale cicatrice formerà così una predisposizione associativa che interpreta e si sovrappone al mondo esterno: si può definire quindi una sorta di controparte individuale di ciò che gli archetipi junghiani sono nell'inconscio collettivo.

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