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martedì 15 marzo 2011

L'igiene come mania nella società

Ci sono, nella particolare congiunzione spirituale che si è venuta a formare da una decina d'anni a questa parte, delle tendenze all'inasprimento delle norme sanitarie, in particolar modo negli esercizi pubblici, accompagnate da un'insistenza sull'igiene personale inculcata da educazione e pubblicità commerciali. Non indagheremo sull'ipotesi che vi siano o meno interessi di tipo economico-politico sottostanti: se anche vi fossero resta il fatto che si può imporre qualcosa alla massa solo se in essa c'è un elemento preesistente pronto a ricevere tali imposizioni.
E davvero la mania dell'eccesso di igiene non è un elemento nuovo: nasce dall'effettivo bisogno istintivo di preservare la salute evitando possibili situazioni di contagio. Ma la troviamo, velata, anche nella storia dei popoli: nelle religioni della purezza rituale. Ricorderemo l'ebraismo, con il suo enorme numero di norme igieniche - sia mateiali che spirituali; le abluzioni dei riti dell'Islam; le purificazioni delle dottrine orientali; il battesimo cristiano.
Si potrebbero tracciare numerosi paralleli:
- fra le abluzioni prima di entrare in un tempio e l'igiene personale
- fra il tempio e il proprio corpo
- si potrebbe considerare l'igiene come il mantenimento di uno stato di isolamento, una chiusura dal mondo esterno, in cui la "sporcizia" simboleggia l'influenza del mondo esterno sulla nostra psiche- similmente si potrebbe guardare all'igiene come ad una proiezionei sul piano materiale (un esternazione, e quindi un allontanare da sè) del sentimento di "sporcizia" spirituale.

Si potrebbe andare avanti; ogni similitudine è una prospettiva diversa sul medesimo simbolo.

E' anche interessante sottolineare come vi sia una polarità psichica relativa a questi fatti: ciò che è fortemente sacro spesso confina con l'immondo, e viceversa - si veda come vengono considerati i topi e i porchi nel corso della storia nelle religioni dei vari popoli del Mediterraneo; o si pensi anche al culto del fallo, anch'esso sempre in bilico fra adorazione e ripugnanza; e come il cibo e le bevande sacre possano dare la morte a chi non è preparato a riceverli - dal sangue di bue all'eucaristia cristiana.

Finchè un simbolo è vivo, non è riconoscibile: lo può vedere solo chi è uscito dalla sua inflienza, chi è uscito dal vortice che lo trascinava.
Riguardo l'eccessiva attenzione all'igiene odierna, possiamo dire che psicologicamente è positiva in quanto fornisce una valvola di sfogo ad elementi di insoddisfazione e malessere che altrimenti potrebbero manifestarsi in maniera più distruttiva. Dubito che possano venir facilmente compresi dalla massa i motivi che causano queste manie - dubito anzi che ciò sia persino possibile. Perchè il fenomeno cessi le cause devono cessare, per altri motivi, o manifestare i loro effetti tramite altri canali.
Fino a quel momento la nostra società sarà prigioniera dell'eccesso di igiene, assieme ad altre "manie", disagi proiettati in comportamenti sociali quali la carità, il perbenismo ed altre "genuine" ipocrisie. Stabilire se ciò sia bene o male è una scelta delicata, e forse stolta.
Nei risvolti fisici invece l'eccesso di igiene non può che essere negativo: simile negli effetti ad una madre troppo premurosa che soffoca la volontà di un figlio, imprigionandolo nell'infanzia; renderà debole il corpo, incapace di affrontare ogni benchè minimo avversità.

1 commenti:

can sboldro ha detto...

Brontolada del 2005, ma sempre attuale.

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