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venerdì 16 aprile 2010

Crescente

Troncato d'oro e d'azzurro, al crescente cimato di una croce latina attraversante, il tutto d'argento". (Riconosciuto con Decreto del capo del Governo in data 31 gennaio 1929)


Gli storici dicono che lo stemma araldico di Gradisca d'Isonzo sta a significare il suo essere baluardo contro le incursioni dei turchi nel XV secolo; ma a me piace immaginare che esso sia nato e cresciuto così:


 una singola casa, un'avamposto della civiltà quasi perduto fra la pianura e i colli


 
 le prime famiglie che pian piano s'ingrandiscono, formando per ingrandimenti e divisioni, come le cellule d'un embrione, un piccolo villaggio







 una piccola borgata cinta da muri per chiudere fuori le bestie e gli uomini selvatici





  la prima chiesa, attorno cui la comunità si cristallizza





 come un seme pronto a germogliare il paese si apre come esplodendo sotto una spinta interna




 si è aperta al desiderio come un bocciolo a primavera




Come potrebbe crescere questo stemma nei secoli a venire?


Nello stemma di famiglia degli Eggenberg  possiamo vedere come la croce, se lasciata crescere, si dirami, e forse nei secoli potrebbe metter foglie, portar fiori e magari donarci anche frutti!

Ma se tornasse la paura di quei stranieri, di quei nemici tornati a vestire la maschera di feroci predatori turchi, potrebbe anche recidersi la croce dalla luna, la pianta dalle sue radici (come già si vede in un piccolo mosaico nella colonna del leone di S. Marco in piazza Unità)
Ed allora alla croce non resterà che la scelta fra l'appassire ed il mutersi in spada, rivolta a quella luna che un dì l'ha portata nel grempo e poi l'ha nutrita, ed ora sotto i suoi colpi è una rossa ferita.




riguardo alla luna:
potrei parlarvi di calice eucaristico, dell'antica dea madre, dell'utero e delle fasi lunari, dell'argento e di mille altre cose ancora; ma vi dirò che nel 1622 Ferdinando II d'Asburgo concesse a Gradisca di fregiarsi nella parte inferiore dello stemma di Bellona, la dea della guerra, in onore del coraggio delle sue donne, che non fuggirono durante gli assedi della guerra di Gradisca ma rimasero a prestare il loro aiuto durante le battaglie
 
Per capire meglio tale simbolo è utile far visita nella cappella di S. Ggiovanni Battista dove si può vedere un quadro del 1706, ad opera del lombardo Giulio Quaglio: la Madonna, adorata dai santi, tiene sotto il suo piede la luna crescente e montante, attorno a cui si avvolge una serpe; fra le sue braccia sostiene Gesù bambino che con la croce si accinge a schiacciare, quasi infilzare il serpente nemico.

3 commenti:

can sboldro ha detto...

va da sè che gli sviluppi possibili del simbolo sono pressochè infiniti. Fra le ramificazioni possibili possiamo vedere l'ancora, l'aquila, il globo terrestre...

Anonimo ha detto...

interessante veramente..apparte lo sviluppo dettato dalla mente , ma il simbolo in se e la sua provenienza e possibile destinazione. come se fosse una sorta di fase nello sviluppo di crescita di un organismo.

Salumi socio!!

nella ha detto...

La stemma di Gradisca d'Isonzo( Croce nella Luna) non è unica nel mondo. E questo per prima...Poi la Luna era un oggetto di culto non solo di islam. Luna adoravano anche iniziatici dei territori attuali austriaci. Insomma Luna è la basa della cultura di coloro che hanno inventato il calendario Lunare. perché lunare? In quanto loro erano la civiltà dei fiori...Croce non significava assolutamente IL PESO DEL DESTINO...ma invece ACCETTAZIONE del prossimo. Somma di due tragitti e di due esperienze di sopravvivenza. Dire vero voi avete riformato tutto. Siete bravi di alimentarvi dai cibi sintetici anche quelli per la mente...basta che vi fanno convincere diventa la fede.

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