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mercoledì 9 gennaio 2013

Teologia democratica rappresentativa

Chi lo dice che Dio debba regnare in cielo? E poi, chi ha stabilito che debba esser proprio lui a ricoprire il ruolo di Dio?
Una volta l'Imperatore comandava su tutte le terre conosciute. Dicevano che la sua autorità deriva da quella divina: le cose terrestri sono un riflesso di quelle celesti, e le leggi dell'Impero traggono il loro fondamento di verità dall'essere in rapporto simbolico con le leggi divine.
Tutto bene, dunque, finchè l'Imperatore era al suo posto. Ma poi i suoi popoli hanno iniziato a sollevarsi, e l'Impero si è sgretolato. Al suo posto è sorta una masnada di tanti piccoli Re, e ognuno di loro sosteneva d'essere l'unico e vero nuovo imperatore.
E' ancora vero che le cose terrene riflettono le verità celesti? In tal caso, devono esserci stati in cielo tanti piccoli deì, ciascuno convinto d'esser l'unico e l'eterno!
Poi anche i Re sono caduti, com'era naturale, ed è venuto il tempo della democrazia: è il popolo a scegliersi di volta in volta il proprio capo.
Di nuovo io mi chiedo: le cose del basso continunano tuttora a simboleggiano i princìpi superiori? In tal caso ora Dio viene eletto dal popolo! E il Dio di turno rimane in carica soltanto cinque anni, e poi si torna alle elezioni; ma poi nei fatti il Dio in genere si dimette prima, spinto dalle proteste della gente, delusa da tutte le promesse che Egli aveva fatto in sede elettorale.

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