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martedì 15 gennaio 2013

Hakeldama

Di uomini che si dicono profeti ne ho incontrati molti, ma forse soltanto lui aveva veramente parlato con Dio.
Ah, dannàti profeti! Bisognerebbe schiaffarli tutti in prigione, e lasciarli marcire al buio, in silenzio.
Lo stavamo prendendo in giro, dileggiandolo con quelle domande che in genere mandano su tutte le furie coloro che pretendono di essere uomini di Dio.
"Se Dio è tanto buono, perchè esiste il male?", gli chiese il mio compare, mentre gli tirava i capelli bianchi e gli pizzicava le guance fino a farle diventar rosse.
Rincarai la dose: "Dio ci ha promesso la salvezza; dato che è onnipotente, perchè ci fa aspettare? Perchè non si spiccia e ci salva adesso?"
Ma invece di adirarsi, il profeta piegò il capo, adombrato, e rispose con voce triste: "Non lo so, fratelli, non so la risposta a queste domande, così come non la sapete voi. E' vero, ho parlato con Dio. A dire il vero è stato un dialogo ben strano: io ho parlato a lungo, e gli ho chiesto tante cose, ma Dio mi ha risposto con una parola soltanto".
"E cos'è che ti avrebbe detto?"
"La verità racchiusa in un'unica parola. Ma è meglio rimanere all'oscuro, fidatevi, che essere a conoscenza di questa verità."
Il mio compare fu colto dall'ira: "Bando alle ciance, profeta! Dicci la parola, o ti taglio la gola!"
Tirò fuori di tasca il coltello, ed io, da bravo complice, immobilizzai l'uomo di Dio, storcendogli il braccio dietro la schiena. Di fronte alla minaccia, non ebbe altra scelta.
La parola era più di una semplice successione di suoni: racchiuse in essa c'erano colpa e dolore, confusione, amarezza e vergogna, rassegnazione. Vorrei dimenticarla, ci ho provato, ma non ci riesco. No, non ve la dirò, me la terrò per me, per quanto pesi: è meglio per voi rimanere ignari.
Non appena udimmo la parola, vedemmo la verità, provandola sulla nostra stessa pelle. C'era un incendio, un incendio immane che avvolgeva l'intero creato. Bruciava la nostra casa, bruciava l'aria, bruciavano i nostri corpi e persino i nostri pensieri.
La fiamma era viva ed indomabile, e mordeva, sapeva dove colpire, riconoscendo con una sorta di perverso istinto quali punti erano più sensibili al dolore e alla paura. Era ovunque, era ovunque. Senza scampo.
Gridammo al profeta, fra i spasmi di dolore: "Basta, basta, fa smettere il fuoco, fallo sparire!"
"Ahi, fratelli, vorrei tanto che ci fosse un modo per far cessar le fiamme! Io stesso le vedo, le vedo sempre, anche quando chiudo gli occhi, anche quando dormo. Persino i miei sogni bruciano! Forse col tempo imparerete a portare il dolore con dignità, ma il dolore non cesserà mai. Credo che l'unico modo per far scomparire l'incendio sia di dimenticare la parola: ma com'è possibile, quando il bacio rovente delle fiamme te la ricorda ad ogni istante?"

 So che siete increduli, e vi invidio: a me non è più concesso il lusso dell'incredulità, perchè vedo con i miei occhi la verità. Oh, non credete d’esser salvi: anche voi bruciate! Ma voi fortunati non vedete la luce ed il fumo delle fiamme, e non ne sentite i graffi strazianti sulla pelle. Ah, beati voi che non conoscete la verità!
Parlate, ridete, lavorate ed oziate, come se nulla fosse, ma intanto il fuoco vi divora!
No, non vi dirò la parola: restate ciechi, non guardate la verità, o anche voi non potrete più scordarla.

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