V'era un vecchio all'ombra d'un oasi, e la sua pelle era nera, e consumata, ma le sue braccia eran forti, la sua
stretta ferma. Era intento a costruire un canale per condurre una sorgente ad un orto lì appresso; e colmo di ricchezze era l'orto. Mi disse il suo nome, ed era simile al rumore di un martello che batteva su un incudine.
E davvero l'anziano era un fabbro di catene, di legami. Ma quando estrassi la spada, sorrise, come un padre che riconosce un figlio perduto. Con parole di fuoco mi spiegò che al suo comando v'erano si forse di restrizione, ma anche forze che danno controllo, e direzione; e disse che sua creazione era il sacro confine che gli uomini chiamano individualità, ed identità.
E la sua pelle si fece più nera: chè come egli contrastava l'istinto di espansione, così contrastava la forza di vita, ed era uno spettro di morte; ma a entrambe era funzionale, e necessario, e di esse era parte, come la pelle è parte del corpo di noi Uomini.
martedì 2 novembre 2010
(Demoni del Deserto) - 20 aprile
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