Per ingannar l'attesa fra un post e l'altro

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lunedì 24 giugno 2013

L'attesa silenziosa

Nelle chiese si può trovare un'eco dello Spirito di Dio.



Non in tutte, si intende: soltanto in quelle fatte di pietra o di legno, o in quelle più ricche nell'architettura, le più ornate d'opere d'arte; o all'opposto anche in quelle più semplici, costruite con il sudore e col sacrificio della povertà.


Non lo troverete invece in quei templi costruiti in pochi mesi con il cemento armato ed il cartongesso; lo Spirito rifugge anche dalle sale in cui l'illuminazione è elettrica, o in quelli in cui la voce del celebrante è trasmessa tramite un impianto di amplificazione, con il microfono e le casse.


Al contrario, lo Spirito si trova nelle chiese del dolore, come le cappelle degli ospedali.

Tuttavia anche nelle chiese in cui normalmente lo Spirito è presente, questi svanisce non appena vi fa ingresso l'uomo. Se le navate e gli altari sono vuoti, e dalla porta entra una singola persona, lo Spirito si ritrae, come un animale spaventato che fugge dietro un albero. Ma se si lascia passare un periodo di silenzio, tornerà a mostrarsi, dapprima timidamente, e poi in tutta la sua maestosa gloria. Quando invece a entrare nella chiesa è la moltitudine dei fedeli, per lo Spirito non c'è proprio più posto. Esso viene spinto fuori dalla folla e dal chiasso, e i canti che essi elevano cadono nel vuoto, perché chi dovrebbe riceverli è in quel momento assente. Anche durante le grandi celebrazioni è presente uno spirito nelle chiese, ma esso è lo spirito dell'umanità, ed in particolare di quella gente raccoltasi lì in quell'istante e in quel luogo. E' questo grande equivoco a far sì che tutte le celebrazioni religiose di gruppo finiscano col diventare un'atto d'idolatria, con cui l'uomo celebra sé stesso.

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