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martedì 8 giugno 2010

Ritorno

Nell'immenso oceano una goccia viene lanciata nel cielo dalla forza dei flutti; sale verso il sole, benedicendo l'acqua sua madre per avergli dato vita- e dopo un istante tremendo, in cui raggiunge l'apice, cade e maledice l'acqua, in cui si annienterà, trovando la sua morte.



...si potrebbe speculare: il salto della goccia è solo un caso, un gioco terribile ed ingenuo delle onde? O un modo escogitato dal mare per nutrirsi di quel sole e di quel cielo di cui si è impregnata la goccia?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una sconosciuta passante oserebbe suggerire la possibilità di una terza ipotesi. Forse la goccia aveva iniziato a studiare il moto del mare, le atmosfere del cielo, il tenore dei venti.
Continuando a fingere di essere una goccia come tutte le altre, silenziosamente osservava, notava, scrutava. Ogni giorno si spingeva fin sulla superficie del mare e guardava il cielo, il sole, la luce e sentiva il suo calore. E conoscendo il moto del mare, ma essendo stanca di lasciarsene trasportare, aveva capito che come il mare si fa onda e l'onda goccia, così la goccia poteva raffinarsi in minuscole gocce più piccole, così piccole da poter volare, da rimaner sospese non più nell'acqua, bensì nell'aria. Allora si preparò, nella giornata più calda, in punta in punta all'onda, e sfruttando il moto che aveva imparato a conoscere, mentre fingeva di subirlo, si diede lo slancio, volò in alto, finchè colpita dalla luce, calda come fuoco, divenne leggerissima, non più goccia, ma minuscola invisibile nuvola di vapore. Cavalcò il vento e dall'alto salutò il mare. Poi s'incamminò in volo, sorvolando i campi e le terre, si fece rugiada per baciare i fiori, tutti, alle prime luci dell'aurora; scrosciò in pioggia, benedicendo la terra, imparò l'amore rinascendo dagli occhi di una giovane donna.
Conobbe la disperazione di non poter mai più essere ammessa in alcun mare, lei che ormai conosceva solo il linguaggio del vento.

can sboldro ha detto...

Grazie della bellissima immagine, sconosciuta passante!

Quando Afrodite nacque dalla schiuma di mare (la stessa con cui Indra uccise l'Asura Namutshi - nè asciutta nè bagnata) portata al centro di una conchiglia, proprio come una perla; donare le perle porta lacrime e le lacrime hanno lo stesso sale amaro del nar marratum.

Sproloqui mitologici a parte, io sono dell'idea che prima o poi ogni cosa si dissolve; magari ci vorrà una quasi eternità, ma poi si tornerà all'origine, preludio di una nuova creazione e di un nuovo inizio: polvere alla polvere, cenere alla cenere e lacrime al mare - finchè il telo funebre di Penelope sarà completato.

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